“Il buon lavoro che c’è”, a Venezia il corto di The Skill

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C’è anche il lavoro tra gli argomenti della 79ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con un docufilm che racconta come in Italia, a dispetto delle rappresentazioni disfattiste, trovare occupazione sia tutt’altro che impossibile. Quella che emerge da Il buon lavoro che c’è, prodotto della holding di comunicazione strategica The Skill Group, è un’Italia più dinamica, disponibile a reinventarsi e a mettersi in discussione.

Se infatti fino a pochi anni fa il nostro Paese era tra quelli con minore mobilità dal punto di vista lavorativo, il Covid ha rimesso in circolo le energie, modificando almeno in parte l’approccio al lavoro e invertendo la tendenza. Negli ultimi 12 mesi per il 69% delle organizzazioni è aumentato il tasso di turnover, ovvero di coloro i quali vogliono cambiare carriera. Il cortometraggio mostra così come sia nuove professionalità sia antichi mestieri offrano concrete opportunità di impiego. Lo testimoniano i dati Istat secondo cui a giugno 2022 il tasso di occupazione si è attestato al 60,1%, ai massimi dal 1977.

Il docufilm, firmato dal regista Simone Aloisio e dal giornalista Lorenzo Munegato e presentato oggi al Lido nel padiglione di Regione Veneto, è un viaggio ideale che racconta l’Italia del sacrificio, della fatica ma anche delle soddisfazioni e della crescita professionale e personale. Un resoconto di approfondimento giornalistico che, per bocca dei protagonisti, spiega i profondi mutamenti del mondo del lavoro negli ultimi anni e di come certi mestieri, un tempo meno di tendenza, abbiano riacquistato importanza, fascino, centralità e, soprattutto, siano straordinariamente richiesti dal mercato.

Le immagini mostrano spaccati eterogenei fra loro ma ugualmente significativi per l’economia del Paese. Dagli agronomi di Timac Agro Italia, che assistono i coltivatori nella nutrizione delle piante, ai tecnici di Bonifiche Ferraresi che si occupano di agricoltura di precisione e, tra gli altri, di progetti speciali sul biodiesel in Africa. Dalle infermiere impegnate nelle strutture private di AIOP Lombardia come l’Ospedale di Ponte San Pietro (Bergamo) ai produttori di vino della Tenuta Santa Caterina nel Monferrato. E poi ci sono le giovani che, uscite da Accademia delle Professioni di Padova, sono riuscite a costruirsi una vita professionale nel settore dell’accoglienza turistica e nel mondo gastronomico. E, ancora, il racconto dell’imprenditore che ha deciso di produrre abbigliamento in canapa e della giovane stilista che veste le campionesse di pattinaggio artistico e ginnastica ritmica.

Storie di intraprendenza personale o familiare, ma anche player di grosso calibro, vere eccellenze in cui si può concretamente trovare lavoro e che sono apparse in classifiche internazionali come “Best work places”. «Nel 2021 sono stati stipulati 1.016.880 contratti, con un deciso incremento del 29,9% rispetto all’anno precedente, quando ne erano stati attivati solo 782mila – afferma Lucio Oliveri, direttore generale di AxL agenzia per il lavoro – i dati confermano anche come sia cresciuto il volume retributivo delle somministrazioni pari a 8,7 miliardi di euro rispetto al volume del 2020 fermo a  6,8 miliardi di euro».

«La passione – conclude il giornalista Lorenzo Munegatoè il minimo comune denominatore che ha spinto tutti gli intervistati a scegliere il proprio lavoro, dai giovani ai meno giovani. Sicuramente scelte coraggiose ma soprattutto scelte diverse rispetto a molti che invece spesso si trovano in vicoli ciechi, lavorativamente parlando, perché non adeguatamente consigliati nel proprio percorso formativo. Il film è un inno al lavoro e un invito alle nuove generazioni a mettersi in gioco».