“Il Divin Codino”: la recensione del biopic su Roberto Baggio

In uscita oggi il biopic sul calciatore. Ecco la recensione ed alcuni momenti salienti della conferenza stampa

0

Disponibile da oggi su Netflix “Il Divin Codino“, il biopic su Roberto Baggio. Ad interpretare il grande calciatore è Andrea Arcangeli mentre la regia è di Letizia Lamartire.

(Clicca qui per vedere il trailer)

Sinossi

IL DIVIN CODINO celebra l’uomo oltre il mito, con un film che segue la carriera calcistica di Roberto Baggio. Partendo dagli esordi nelle fila del Lanerossi Vicenza e passando dal controverso calcio di rigore della Finale di Coppa del Mondo 1994 tra Italia-Brasile, il film ripercorre la vita di Baggio, dal suo difficile debutto come professionista fino all’addio ai campi. Una carriera lunga 22 anni che, attraverso gli infortuni, il rapporto di amore-odio con i suoi tifosi, le incomprensioni con alcuni dei suoi allenatori e il rapporto con la sua famiglia, racconta i grandi successi sul campo di un calciatore fenomenale.

Recensione

Negli ultimi tempi il mondo del calcio anni 90 è tornato alla ribalta grazie al documentario “Mi chiamo Francesco Totti“, vincitore del David Di Donatello 2021, e alla serie “Speravo di morì prima” incentrati sull’ex capitano della Roma Francesco Totti. Ora è il turno di uno dei migliori giocatori italiani della storia, Roberto Baggio, ma a differenza dei suoi predecessori, il film tratta qualcosa di diverso rispetto ad una pellicola sul calcio, perché “il Divin Codino” è un viaggio nell’animo del Pallone d’Oro del 1993 e lancia un grande messaggio di speranza basando molto la trama sulle capacità di reagire alle avversità.

Non troveremo tutta la carriera del calciatore perché, come dichiarato in conferenza stampa dagli sceneggiatori, era impossibile ripercorrere tutte le annate calcistiche. Di conseguenza l’attenzione viene spostata su tre momenti chiave della sua vita: la sua crescita nelle giovanili del Vicenza, con il successivo l’acquisto della Fiorentina ed il primo grave infortunio, l’apice del successo, che coincise anche con il punto più doloroso, quando ai mondiali di Usa 94 portò la nazionale italiana fino alla finale, per poi sbagliare il rigore decisivo, e infine gli ultimi anni da professionista con l’arrivo in provincia a Brescia per provare ad entrare nella rosa dei 23 che dovevano partecipare ai Mondiali di Corea – Giappone del 2002, alla ricerca dell’ennesimo riscatto.

In molti in conferenza stampa hanno sottolineato che nel film vengono omessi dei passaggi chiave, come il trasferimento alla Juve con la famosa sciarpa lanciata a Firenze o i Mondiali del 1990, ma l’idea del film era quella di raccontare l’amore di Baggio per la nazionale italiana all’interno dei 4 mondiali, come riferito dallo stesso calciatore:

“Il discorso non andrà mai archiviato, me lo porterò dentro per sempre. Era il sogno della mia vita calcistica e allo stesso tempo un qualcosa che, per come è andata a finire, non posso mettere da parte. L’ho vissuta malissimo, perché dopo aver sognato tante notti di realizzare questo sogno, poi non ci sono riuscito. In ogni caso, nella vita non conta il risultato finale, ma l’impegno che hai messo per raggiungerlo. Sapere di aver dato tutto quello che puoi dare per provare a centrare il tuo obiettivo: è questa la cosa importante per me, la filosofia che mi ha sempre accompagnato”.

Il Baggio buddista affetto da un continuo animo turbato a causa di infortuni ed incomprensioni è l’elemento trainante della storia insieme alla grande determinazione nel trasformare quelle avversità in energia positiva. In tutto questo Andrea Arcangeli interpreta un Baggio molto realistico e non era per niente facile. L’attore ha raccontato ai giornalisti di aver letto di tutto sul grande calciatore e di essere stato rassicurato dallo stesso sul viversi questa meravigliosa esperienza in maniera tranquilla.

“Lui mi ha dato un solo consiglio: vivi al meglio quest’esperienza, senza pretendere di assomigliarmi in tutto e per tutto.”

Una menzione speciale va fatta ai due “padri” del calciatore: il vero papà interpretato Andrea Pennacchi e quello calcistico nel Brescia “Carletto Mazzone” interpretato da Martufello. Il primo riesce a trasmettere allo spettatore sia la severità e l’amore che ha contraddistinto Florindo Baggio, venuto a mancare da poco, mentre il secondo, nel poco spazio a disposizione, trasmette tutto l’affetto che l’allenatore romano nutriva nei confronti del calciatore come spesso dichiarato non solo da Baggio ma anche da Guardiola, Totti ed altri giocatori che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui. L’essenza de Il Divin Codino è anche nel rapporto tra Roberto Baggio ed il padre.

Altro elemento portante è il brano di Diodato che è dedicato a Il Divin Codino: “L’uomo dietro al Campione”, una canzone che conclude il film creando una grande emotività in tutti gli appassionati di uno dei più forti calciatori che ha avuto l’Italia. Da sottolineare anche la perfetta riproduzione delle magliette storiche a partire da quella del Vicenza fino al Brescia. In conclusione nel film non troveremo molte partite ricreate ma scenderemo nel profondo dell’animo di un uomo che tutti gli italiani hanno amato in vari momenti della sua carriera e che si è sempre contraddistinto per la sua immensa umiltà che tuttora emerge nelle rare occasioni pubbliche.