Sul red carpet della première romana de Il Gattopardo, il nostro incontro con il cast: Deva Cassel, Benedetta Porcaroli, Saul Nanni, Kim Rossi Stuart, Paolo Calabresi e Francesco Di Leva.
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Deva Cassel
La cosa che mi piace di più di Angelica è che è una ragazza che non ha paura. Invece la cosa che mi piace meno, perché è quella dove mi riconosco meno, è la sua malizia.
Dal set de Il Gattopardo avrei voluto chiaramente portarmi a casa tutto l’armadio di Angelica! Però no, sono stata molto fortunata perché mi hanno regalato un corsetto e una bellissima camicia che metto nella quinta puntata se non sbaglio. Era uno dei miei outfit preferiti, il più sobrio, il più elegante per la Angelica di tutti i giorni.
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Benedetta Porcaroli
Di Concetta mi piace la sua dolcezza, il suo coraggio e la sua volontà di affermarsi, ma non mi piace la sua testardaggine. Ho indossato un cappello che è stato di Nicole Kidman: quando ho visto la targa con scritto il suo nome avrei voluto rubarlo e portarmelo a casa come ricordo… abbiamo indossato lo stesso cappello!
Saul Nanni
Tancredi, come me, è un ragazzo che che azzanna la vita e che gli corre incontro. In questo mi ci sono ritrovato, anche se spero di non essere così poco altruista come lui. È un ragazzo che sa prendere decisioni pensando a quello che gli conviene in quel momento. Il paragone con Alain Delon? Per me è un grande onore dare un volto a un personaggio così iconico, i grandi classici restano sempre contemporanei. Non ci ho voluto pensare, ho voluto dare semplicemente la mia versione di quello che poteva essere questo personaggio. Il Gattopardo
Kim Rossi Stuart
Del Principe mi ha affascinato la coabitazione di tratti caratteriali così apparentemente lontani e distanti tra loro. Mi ha appassionato il suo essere viscerale, istintivo e animalesco e allo stesso tempo il suo avere una mente da intellettuale sopraffine.
Paolo Calabresi
Come si lavora su un set così grande, da kolossal?
Ti devi dimenticare di essere dentro una cosa troppo grande, altrimenti ti spaventi e non riesci a far bene il tuo lavoro. Lo devi pensare come un film normale, un film come tutti gli altri. Poi magari ti rendevi conto la sera che stavi dentro un posto meraviglioso, organizzato alla pari di quanto erano meraviglioso i luoghi in cui abbiamo girato. La Sicilia più bella, molto calda. Molti dei miei colleghi avevano dei costumi importanti, io per fortuna essendo un prete basta che alzavo un po’ il saio per avere un po’ d’aria! Il Gattopardo
Francesco Di Leva
Queste manifestazioni sono quei momenti di gioia e di felicità che arrivano dopo le fatiche dei set, che a volte possono essere duri come lo è stato questo, sotto al sole a 40° sui cavalli con 200 comparse. Ma è bello e divertente avere la fortuna di fare questo lavoro, siamo stati veramente bene ci siamo divertiti. È passato un mesetto dalla mia vittoria del Ciak d’oro [ndr miglior attore per Familia e Il treno dei bambini], è stato bello ricevere un’attestazione da una manifestazione “popolare”, di persone che hanno visto i film.
Che legame hai con Il Gattopardo, una storia moderna ancora oggi?
Ha rappresentato l’Italia, è un romanzo iconico e storico che ho scoperto la prima volta quando studiavo alle medie. Ce lo fecero leggere, ma io lo lessi poco e male [ride]. Come capita spesso, una proposta del genere ti mette in condizione di approfondire un certo legame, sia con un autore sia con il libro. Sia il film sia la serie rappresentano un pezzo dell’Italia, ci fanno capire lo stato delle cose oggi.