In occasione del 20° anniversario della scomparsa di Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI che ha sacrificato la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena, è al cinema dal 6 marzo Il Nibbio, il film diretto da Alessandro Tonda (The Shift, 2021), che ripercorre i 28 giorni che precedettero la liberazione e il suo tragico epilogo. Il film vede protagonisti Claudio Santamaria nel ruolo di Nicola Calipari, Sonia Bergamasco in quello di Giuliana Sgrena e Anna Ferzetti nel ruolo della moglie di Calipari.
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L FATTO
A vent’anni esatti dalla drammatica vicenda, ambientato in Iraq sotto occupazione americana, il film ripercorre gli ultimi giorni di vita di un capo dipartimento del SISMI, Nicola Calipari, a capo delle operazioni in Iraq per la liberazione di Giuliana Sgrena, giornalista italiana del Manifesto, rapita da un’organizzazione terroristica circa un mese prima. Agendo con intuito e astuzia diplomatica, Calipari riuscì a portare a compimento la liberazione, ma poco dopo, sulla strada per l’aeroporto di Baghdad dove si sarebbe imbarcato su un aereo militare italiano con la giornalista, cadde vittima di una raffica di proiettili sparati dalla mitragliatrice di una pattuglia americana. Calipari, che protesse con il proprio corpo la Sgrena dalle raffiche del “fuoco amico”, ha lasciato la moglie, Rosa Maria Villecco e due fi gli. È stato insignito della medaglia d’oro al valor militare.
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L’OPINIONE
Il Nibbio (nome di copertura di Calipari e già personaggio dei Promessi Sposi incaricato del rapimento di Lucia) è un film che si può definire “classico”, sia per il modo lineare in cui la trama è rappresentata, sia per la durata, sia per l’armonia con cui si fondono, anche sullo schermo, le qualità professionali ed umane di uno dei pochi eroi militari italiani degli ultimi decenni.
Complice la tecnica di ripresa piuttosto televisiva, lo spettatore è coinvolto da vicino sia nelle scene d’azione, sia nel contesto familiare e domestico del protagonista che trasmette con forza ed empatia la propria umanità dai primi fotogrammi sino al drammatico epilogo.
Interessante la scelta di escludere, quasi del tutto, la politica nazionale dalla trama del film, delegando la gestione del rapimento della Sgrena alla competenza e all’eroismo di pochi esponenti di vertice dei servizi segreti e alla loro profonda conoscenza dell’organizzazione dei gruppi terroristici iracheni. Coraggiosa la scelta di rappresentare con pochi tratti gli americani, che appaiono evidentemente non all’altezza di gestire un Paese complesso anche per i dissidi interni.
Molto bravo Santamaria, soprattutto nell’interpretare, con fluidità e senza cesure, il militare eroico e il padre e marito amorevole. Brava e convincente la Bergamasco nel trasferire il dramma e la paura di una rapita. Un bel ricordo di un episodio drammatico per l’Italia e per una famiglia che non ha mai trovato giustizia e un’occasione rara per provare sano orgoglio nazionale italiano.
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L’altra verità (Route Irish), del 2010, in cui il regista Ken Loach racconta il mistero intorno alla morte di una guardia privata a Baghdad, anche questa assassinata sulla strada che porta all’aeroporto internazionale.