Giornate degli Autori 2024: tra gli ospiti Patti Smith, Marjane Satrapi, Seydou Sarr, Antonietta De Lillo e Chiara Francini

In concorso per l'Italia "Taxi Monamour" di Ciro De Caro. "Coppia aperta quasi spalancata" di Federica Di Giacomo apre gli Eventi speciali. Alle Notti Veneziane "L'occhio della gallina" di De Lillo. Pre-apertura con Bookciak. Omaggi a Massimo Troisi, Emidio Greco, Gaetano Di Vaio, Enzo Moscato e Andrea Purgatori.

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Anche se l’immagine ufficiale (realizzata da Francesca Gastone) delle 21me Giornate degli Autori raffigura una giovane funambola sovrastata da uno stormo di aironi in volo, la sezione autonoma e indipendente della Mostra del Cinema di Venezia (attesa dal 28 agosto al 7 settembre) non voleva certo trasmettere un’idea «di distacco dalle cose della Terra», bensì «la volontà di celebrare chi avanza su un ipotetico filo sottile, nonostante il mondo intorno imploda», come ha sottolineato la Direttrice artistica Gaia Furrer durante la presentazione del programma.

Con lei, il Delegato Generale Giorgio Gosetti, la Direttrice Artistica di Isola Edipo Silvia Jop, il Vicepresidente delle GdA Giacomo Durzi e il Presidente Francesco Ranieri Martinotti, successore del compianto Andrea Purgatori (scomparso un anno fa), ricordato affettuosamente durante l’incontro, assieme alla storica collaboratrice delle Giornate Maria Teresa Pizzetti.

10 film in concorso, 1 film di chiusura fuori competizione, 5 eventi speciali e 3 corti (due dei quali per il progetto Miu Miu Women’s Tale), cui si aggiungono i 9 lungometraggi italiani delle Notti Veneziane, fanno l’offerta cinematografica delle GdA 2024 (sempre promosse da ANAC e 100autori), che esprime una «varietà necessaria» di proposte in un periodo di passaggio particolarmente delicato per l’industria filmica e per un cinema di ricerca che non voglia appiattirsi sulle leggi e pressioni del mercato: «Gli autori sono sempre stati sotto attacco e mai come oggi in questo momento», afferma Durzi, rimarcando anche la «bellissima prospettiva sull’attualità» offerta dai film di quest’anno.

A cominciare dai titoli del Concorso (al suo decimo anno), che coerentemente col manifesto ufficiale ci presenta «protagonisti in bilico», come li definisce Furrer, e annovera 6 lavori diretti da registe e 5 opere prime. Film politici come il georgiano Antikvariati (The Antique) di Rusudan Glurjidze, che riprendendo e stravolgendo la tradizione russa e la scuola sovietica racconta la storia di due amanti nella S. Pietroburgo del 2006 per veicolare una critica allegorica al governo di Vladimir Putin. E ancora sperimentazioni radicali  come il nuovo lavoro dei Fratelli Quay (cari a Terry Gilliam e Christopher Nolan), Sanatorium Under the Sign of the Hourglass, tra animazione a passo uno, surrealismo e altro ancora, partendo dal viaggio di un uomo in un sanatorio della Galizia alla ricerca del padre morto.

Un’immagine di Sanatorium Under the Sign of the Hourglass, il nuovo film dei Fratelli Quay in concorso alle GdA.

C’è il primo film delle GdA dalla Repubblica Dominicana Sugar Island di Johanné Gómez Terrero, tra uno sviluppo industriale dal carattere ancora coloniale e la spiritualità del popolo haitiano, e poi la Mongolia tra mondo rurale e capitalistico di To Kill a Mongolian Horse di Xiaoxuan Jiang, la meditazione sull’irreversibilità del tempo (ma affrontata con leggerezza) del giapponese Super Happy Forever di Kohei Igarashi, il brasiliano Manas di Marianna Brennand (co-prodotto dai fratelli Dardenne e da Walter Salles), dove la protagonista si ribella a un abuso familiare, il thriller psicanalitico sulle Alpi svizzere Alpha. di Jan-Willem van Ewijk, il francese Selon Joy di Camille Lugan (ex assistente alla regia di autori come Jacques Audiard), che vede nel cast Raphaël Thiéry e Asia Argento, e lo sguardo sui legami affettivi a Teheran di Boomerang, diretto da Sahab Fotouhi.

L’Italia sarà invece rappresentata in gara da Taxi Monamour, il nuovo lungometraggio di Ciro De Caro, alle Notti Veneziane nel 2021 con Giulia, per cui Rosa Palasciano fu candidata ai David di Donatello: la ritroviamo in questo nuovo lavoro (distribuito da Adler Entertainment), accanto all’attrice ucraina Yeva Sai (volto di Mare fuori), in un film che Furrer descrive come «libero e vigoroso», incentrato su «due funambole della vita», che reagiscono l’una al dramma della guerra e l’altra a quello di una malattia.

Yeva Sai e Rosa Palasciano in “Taxi Monamour” di Ciro De Caro.

Chiude fuori concorso Basileia, opera prima di Isabella Torre, dove un archeologo scozzese, esplorando una tomba sull’Aspromonte risveglia antiche ninfe che si ribelleranno all’avidità e alla profanazione maschile. Al montaggio Jonas Carpignano, mentre le musiche si avvalgono del contributo di Andrea De Sica.

Gli Eventi speciali, anch’essi fuori competizione, s’inaugurano, nell’apertura delle GdA, col primo lungometraggio di finzione di Federica Di Giacomo (Liberami, Il palazzo) Coppia aperta quasi spalancata, dall’opera teatrale di Franca Rame e Dario Fo e interpretato (oltre che co-prodotto) da Chiara Francini (uscirà il 29 agosto con I Wonder Pictures).

Si prosegue con l’«antibiografia» Peaches Goes Bananas di Marie Losier, Soudan, Souviens-Toi, dove la regista franco-tunisina Hind Meddeb porta la lente sul conflitto in Sudan, il serbo Mogućnost Raja (Possibility of Paradise) di Mladen Kovačević, una «visione sottile politicamente e audace su ciò che significa vivere in un paradiso che non ci appartiene culturalmente» (Furrer) e il documentario di Mónica Taboada-Tapia Alma del desierto, sul cammino Georgina, la più anziana donna transgender colombiana, per un documento che le permetta di votare riconoscendole il diritto di essere sé stessa. Nella sezione anche il corto Kora di Cláudia Varejão (vincitrice del concorso delle GdA nel 2023), un manifesto contro le guerre dal punto di vista di donne rifugiate da terre come l’Afghanistan e la Palestina.

Chiara Francini in Coppia aperta quasi spalancata

Non in Sala Perla come i titoli sopra citati, ma nella Sala Laguna saranno ospitati, ancora una volta, i film italiani delle Notti Veneziane, in accordo con Isola Edipo dal 29 agosto al 6 settembre, sempre all’insegna di un «panorama poliedrico ed eclettico». In testa, fra i documentari, il ritorno di Antonietta De Lillo con L’occhio della gallina, dove, anticipa Furrer, racconta «cosa vuol dire essere un’autrice in Italia», rispondendo «con intelligenza e distacco ironico» anche alla domanda su «com’è possibile che la regista di un film bellissimo come Il resto di niente» – presentato proprio a Venezia e pluripremiato – «non abbia più potuto fare un film di finzione».

Tra gli altri doc ci sono Tenga duro, signorina! di Monica Stambrini, che ci parla dell’artista Isabella Ducrot, Vakhim di Francesca Pirani, sul percorso di adozione del figlio oggi ventenne e arrivato dalla Cambogia quando ne aveva quattro, e Bosco grande di Giuseppe Schillaci, al centro il tatuatore punk di 260 chili Salvatore Spatola, in rivolta contro la cultura borghese e mafiosa della sua città, Palermo. In Sempre Luciana Fina omaggia tramite i materiali d’archivio la Rivoluzione dei garofani portoghese nel suo cinquantennale, e in A Man Fell, mentre i palestinesi sono massacrati (oggi) a Gaza e in Cisgiordania, Giovani C. Lorusso ci riporta nel campo profughi di Shatila in Libano.

3 i lungometraggi di finzione alle Notti: il racconto di formazione Quasi a casa (in apertura delle GdA). opera prima di Carolina Pavone distribuita da Fandango, la commedia farsesca La scommessa di Giovanni Dota, all’interno di un ospedale napoletano ad agosto, e la nuova, onirica meditazione sul presente di Fabrizio Ferraro Desert Suite.

Antonietta De Lillo in una still dal suo doc L’occhio della gallina.

Tra «molte cose che si consolidano e molte cose che cambiano», come ha sintetizzato Gosetti, le GdA aprono anche uno spazio intitolato Confronti, dove «fermarci un momento a pensare». Con ospiti d’eccezione come lo scrittore (candidato al Nobel) Tahar Ben Jelloun, anche Presidente di Bookciak, Azione!, il premio cineletterario ideato e diretto da Gabriella Gallozzi che sarà, stavolta sul tema della Pace quotidiana, l’evento di pre-apertura delle GdA il 27 agosto (in collaborazione col Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani). E proprio Ben Jelloun, rimarca Gosetti, viene a Venezia per ricordarci che «senza la cultura un progetto per la pace non può esistere, e forse la cultura deve mettersi in prima fila, rischiare in prima persona».

Altri ospiti di rilievo saranno la Marjane Satrapi di Persepolis (3 settembre) e il memorabile protagonista di Io capitano Seydou Sarr (Premio Mastroianni lo scorso anno al Lido), nonché, in un’altra finestra della partnership con Isola Edipo, la cantautrice Patti Smith con i Soundwalk Collective, che si tratterrà per cinque giorni a Venezia tenendo una masterclass tra Pasolini e Tarkovskij in Sala Laguna e realizzando una performance sul tema del cambiamento climatico.

Annunciate inoltre tre mostre, una sul pittore e illustratore Anselmo Ballester (sua, tra le altre, la locandina di Ombre rosse), che celebra anche la nascita dell’archivio dedicato all’artista, un’altra, Morire di classe, per il centenario di Franco Basaglia, e la terza su Andrea Purgatori (cui dallo scorso anno è dedicato il Premio alla carriera della SIAE, che si affianca a quello al Talento creativo), col contributo dei figli Vittoria, Edoardo e Ludovico per illuminare «le mille vite che ha attraversato Andrea», ha detto Durzi.

Omaggi saranno anche per il produttore, regista e attore Gaetano Di Vaio (venuto a mancare lo scorso anno) e per il drammaturgo, regista e attore Enzo Moscato (che ci ha lasciato a gennaio) con Dadapolis di Carlo Luglio e Fabio Gargano. Il cineasta Emidio Greco sarà invece ricordato in pre-apertura celebrando il cinquantesimo dell’esordio con L’invenzione di Morel. Tutte le sezioni di Venezia 81 (Mostra, GdA e Settimana Internazionale della Critica) saluteranno infine Massimo Troisi nel trentennale de Il postino, che fu presentato al Lido poco dopo la morte del grande “malincomico” partenopeo.