Il regista Kiyoshi Kurosawa con i fratelli D’Innocenzo per Il Cinema in Piazza

L'Associazione Piccolo America ha regalato al pubblico romano un incontro speciale tra il grande regista giapponese e i due giovani e noti gemelli del cinema italiano

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Fabio e Damiano D'Innocenzo e Kiyoshi Kurosawa a Il Cinema in Piazza

Maestro giapponese dei film di genere, Kiyoshi Kurosawa, Leone d’argento alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2020 per Spy no tsuma (Wife of a Spy), è noto per J-Horror come Cure (1997), Kairo (2001), Castigo (2006) e Creepy (2016), ma è un regista capace di cimentarsi quasi in ogni tipo di narrazione. L’Associazione Piccolo America ha voluto omaggiare Kurosawa ieri sera nell’ambito della manifestazione Il Cinema in Piazza con la proiezione del suo film vincitore del Premio della Giuria in Un Certain Ragard al Festival di Cannes 2008, Tokyo Sonata.

Il regista giapponese ha incontrato il pubblico romano con grande piacere nel corso di una serata molto speciale in cui i fratelli D’Innocenzo, giovani, pluripremiati registi italiani particolarmente amanti del cinema di genere, lo hanno intervistato.

“È difficile descrivere l’esperienza che ho avuto ieri, è stata stimolante e nuova. Mi capita raramente di poter rivedere i miei vecchi film sul grande schermo e sono rimasto molto colpito dalla passione per il cinema di un così ampio pubblico formato da così tanti giovani. Questa esperienza mi ha fatto percepire quanto la passione per il cinema sia qualcosa che travalica i confini e le differenze di cultura. Quello che ho visto ieri mi fa sperare che il cinema possa continuare a vivere per altri decenni o addirittura secoli”, così il maestro Kurosawa ha commentato il suo incontro con il pubblico del Piccolo America.

Tokio Sonata è un dramma familiare sui segreti e la difficoltà della comunicazione, in cui gli incidenti nel percorso di vita si mischiano alla musica per pianoforte;“un film dimesso, vicino alla quotidianità” dice il maestro Kurosawa.

La calorosa accoglienza riservatagli dal pubblico in occasione della proiezione al Parco della Cervelletta a Roma lascia pensare che il cinema stia andando davvero nella direzione che il regista giapponese auspica.

“Io spero che lo spettatore si dimentichi che un certo film è di uno specifico Paese e si identifichi nei problemi che vengono messi in luce dalla storia e dai personaggi e nel dramma che questi vivono. Questo è il mio ideale di cinema. Quando rifletto sul cinema voglio pensare a qualcosa che va oltre la nazionalità del film”, ha spiegato Kurosawa ai giornalisti.

Regista aperto ad ogni genere cinematografico, il maestro ha raccontato di sentirsi “tanto un autore quanto un artigiano” e, cosa assai singolare, di tenere in grande considerazione il punto di vista della critica, dei media e del pubblico sul suo tipo di narrazione.

“Non so quale sia il fil rouge dei miei film, non so cosa li accumuna e cosa li rende diversi l’uno dall’altro. Per me è importante avere un confronto con voi, in modo da poter definire io stesso attraverso di voi quali sono le caratteristiche del mio cinema”, ha detto con franchezza Kurosawa.

Il suo sguardo ha portato una ventata di lucido e sereno ottimismo anche sulla spinosa questione della lotta tra sala e piattaforme:

Non percepisco il diffondersi delle piattaforme streaming come una minaccia per i film distribuiti nelle sale cinematografiche. Se penso alla storia del cinema e a come questo sia stato minacciato da altri medium in passato, come la televisione e poi l’avvento delle videocassette e dei dvd, in ognuna di queste occasioni il cinema è riuscito a difendersi e a trovare un modo di convivere con questi altri mezzi. A rischio di sembrare anche troppo ottimista, penso che il cinema e le piattaforme streaming non siano in concorrenza, ma si sostengano a vicenda”.