Il ritorno della famiglia dei Ghostbusters

In uscita il 28 novembre, dopo l’anteprima a Roma, il film di Jason Reitman che riunisce gli acchiappafantasmi di ieri, oggi e domani: «Ho fatto questo film per mio padre Ivan, e per mia figlia»

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A volte ritornano. E, trattandosi di (acchiappa)fantasmi, possiamo esserne ancora più certi. Non a caso, all’apertura di Alice nella Città (sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma), abbiamo assistito al ritorno dei Ghostbusters. Col nuovo capitolo (prodotto da Sony e dal 18 novembre in sala per Warner Bros. Italia) della saga iniziata con l’iconico prototipo del 1984, proseguita col sequel del 1989 e poi tra serie animate, videogiochi e un reboot (di scarso successo) nel 2016. Stavolta, invece, Ghostbusters: Legacy (occhio però al titolo originale, Ghostbusters: Afterlife) risale alla fonte e riunisce i mitici interpreti di quasi trent’anni fa: Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Annie Potts e Sigourney Weaver. Omaggiando anche, e soprattutto, il compianto Harold Ramis, indimenticabile Egon e co-sceneggiatore (con Aykroyd) dei primi film.

Ghostbusters: Legacy, la reunion di Bill Murray, Dan Ayrkroyd e Ernie Hudson

Al centro di Legacy ci sono proprio i discendenti di Egon, ovvero la figlia Callie (Carrie Coon) e i nipotini Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard). Che, dopo la morte dell’ex acchiappafantasmi, si recano nella fatiscente villa di quest’ultimo a Summerville, Oklahoma. Dove, tra eventi paranormali assortiti, troveranno e faranno propria l’eredità dei Ghostbusters. Completano il cast Logan Kim, Celeste O’Connor e Paul Rudd (l’Ant-Man dei Marvel Studios).

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Un passaggio di consegne anche nella regia, affidata a Jason Reitman, figlio di quell’Ivan Reitman che aveva diretto e prodotto i due lungometraggi iniziali della saga. «Ero sul set dell’originale Ghostbusters quando avevo sei anni», racconta Jason Reitman, che ammette di essere stato a lungo intimidito dall’idea di prendere in mano il franchise. La prima sfida, non per nulla, è stata annunciare il progetto al padre: ma «quando ho avuto il coraggio di presentargli l’idea, l’ha presa molto bene: e, una volta finito di raccontargliela, ha pianto. Poi al Comic Con di New York abbiamo mostrato il film a 3000 fan, io e mio padre eravamo seduti vicini in sala, l’ho visto brillare di orgoglio. Ho fatto questo film per lui, per mia figlia, e in un certo senso per tutta la famiglia».

E affinché la riunione della grande famiglia dei Ghostbusters potesse funzionare tanto per gli appassionati quanto per un nuovo pubblico, Reitman e il co-sceneggiatore Gil Kenan hanno lavorato bilanciando cambiamenti e fedeltà allo spirito del film originale. «Gil e io», spiega Reitman, «ci abbiamo riflettuto a lungo, cos’è che rende il primo film così unico? Quando è uscito in America è stato in testa al botteghino per due mesi di seguito, avevamo entrambi sette anni. Se eri un teenager era più divertente, se avevi la nostra età ti terrorizzava, era un film comico ma anche un horror. Ed è arrivato quando un gruppo di registi, come Zemeckis, Spielberg, Joe Dante e mio padre, sta- vano realizzando un intrattenimento di altissima qualità. Siamo cresciuti con quei film, ma al contempo volevamo parlare ai nostri figli».

Ghostbusters Legacy - due clip

Tra i maggiori cambiamenti, quello dell’ambientazione: la New York infestata e difesa da Murray & Co., spiega Kenan, «doveva fare un passo indietro rispetto ad altri elementi che avrebbero dovuto fare un passo avanti, per consentirci in un certo senso di ricominciare dall’inizio». Non mancano rimandi ai più recenti e felici revival dell’immaginario fanta-horror anni ’80, come Stranger Things, da cui proviene l’adolescente co-protagonista Wolfhard. D’altro canto, la centralità delle figure femminili caratterizza da tempo il cinema dello stesso Reitman: «Ho sempre amato raccontare storie di donne», afferma il regista, «da Juno a Tra le nuvole e Young Adult. E sono stato molto fortunato a poter lavorare con grandi attrici. Mckenna Grace in questo film è riuscita a realizzare una delle performance più belle che abbia mai visto: ha quindici anni, ed è una vera acchiappafantasmi