Allen Leech, intervista al Tom Branson di Downton Abbey

da autista precario a colonna portante della famiglia. Lo abbiamo incontrato

0
Allen Leech
LONDON, ENGLAND - APRIL 25: Allen Leech attends the world premiere of "Downtown Abbey: A New Era" at Cineworld Leicester Square on April 25, 2022 in London, England. (Photo by Gareth Cattermole/Gareth Cattermole/Getty Images for Focus Features, UNIVERSAL Pictures And Carnival Films)

Allen Leech doveva interpretare Tom Branson solo in pochi episodi della prima stagione di Downton Abbey. Dodici anni dopo è ancora lì, uno dei protagonisti più importanti della saga creata da Julian Fellowes e del secondo film per il grande schermo, Downton Abbey: una nuova era, che come il primo sta riscuotendo un grande successo in tutto il mondo, Italia compresa dove la serie della BBC è amatissima.

LEGGI ANCHE: Downton Abbey: una nuova era, la recensione

Lo abbiamo raggiunto per una chiacchierata via Zoom per parlare del film, ma soprattutto dell’eredità che questo vero e proprio fenomeno televisivo ha lasciato. E non è detto che sia l’ultima volta che passeremo il nostro tempo in compagnia della famiglia Crawley.

Il successo di Downton Abbey sembra non terminare mai. Qual è la formula segreta di questa saga?

Sono molti elementi che si sono combinati perfettamene insieme. Un grande cast, una grande narrazione e l’intuizione giusta al momento di Julian Fellowes, che aveva capito che il pubblico voleva un dramma in costume raccontato in maniera moderna. Se analizzi bene la struttura di Downton Abbey, ti accorgi che si tratta di una serie britannica classica raccontata come un moderno format americano.

Sono assolutamente d’accordo con te, e la cosa ancora più interessante è nella struttura complessiva, il palazzo come mini mondo con le relative problematiche politiche e sociali al suo interno. Entrambi aspetti propri del tuo personaggio, Tom Branson, che da autista di casa, irlandese repubblicano, entra a far parte della famiglia e ne diventa la colonna della gestione finanziaria. Come hai vissuto l’evoluzione del personaggio in questi anni?

È stato molto strano, perché inizialmente dovevo far parte della serie per tre episodi e c’erano solo vaghe indicazioni sul mio personaggio e sul fatto avrebbe avuto un’attrazione, reciproca, per Lady Sybil.

Addirittura l’accento richiesto all’audizione era dello Yorkshire, la regione dove è ambientata la serie. Fu Julian che all’improvviso disse di avere un’idea, chiedendomi di mantenere il mio accento irlandese, e da lì l’idea di farne un socialista irlandese repubblicano.

Credo che sia stato proprio con l’evoluzione di Tom che Julian abbia capito che avere allo stesso tavolo un personaggio così con un simbolo dell’aristocrazia e del colonialismo britannico, con tutti I contrasti che ne conseguono, fosse una gran cosa per lo show.

Downton Abbey non va più in onda dal 2015, ma è impossibile farne a meno. Adesso è arrivato un secondo film per il grande schermo in cui fate un viaggio sulla Costa Azzurra.

E ancora una volta Tom si trova catapultato in circostanze che non avrebbe mai immaginato solo pochi anni prima, proprio come successo nel primo film. Anche lui farà parte del ramo della famiglia che va in Francia, per scoprire il segreto che si cela dietro questa villa ereditata da Lady Violet.

Credo che la ragione sia che Tom è il lato pratico della famiglia Crawley

È vero, ma fa anche parte del personaggio, costruito da Julian con la convinzione che sono le persone a contare e non I titoli. Il suo pragmatismo lo esprime nei panni dell’amministratore della tenuta, facendo guadagnare e prosperare la famiglia e, di conseguenza, anche se stesso e sua figlia. Ma per farlo ha dovuto imporre un cambiamento radicale.

Lavorare in una serie che si protrae per molti anni è una sorta di assicurazione per un attore, ma può essere anche uno svantaggio, si corre sempre il rischio di essere ricordati per un unico ruolo. Hai mai avuto questo timore?

Penso che mi sarei preoccupato se avessi fatto 20 episodi e poi non avessi trovato altri lavori, ma non è andata così. Mentre giravo Downton Abbey ho potuto fare The Imitation Game, un film che è andato al Sundance, un’altra serie, sono stato fortunato. Anche perché l’impegno era di sei mesi l’anno, il resto dell’anno avevamo tutti la possibilità di fare altro e di completamente diverso.

Come il ruolo del cattivo amante di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody. Ho dovuto controllare due volte che fossi veramente tu.

Me lo disse anche una delle ragazze del reparto costumi uno deigli ultimi giorni di set in Canada!

Parliamo di Julian Fellowes. Un tuo collega, ma non ti dirò chi, mi ha detto che a suo parere Mr Fellows non vive nel presente, ma nelle epoche che racconta. A parte questo, com’è lavorare con lui?

Chiunque ti abbia detto questa cosa… ha ragione! Julian è come se vivesse nel XIX secolo, per I suoi modi, il suo modo di parlare, soprattutto per le sue origini, la storia della sua famiglia è molto simile a quella dei Crawley.

A parte questo, Julian è stato un attore prima di essere uno scrittore, e per questo ha una sensibilità innata nel costruire ogni singolo personaggio e a darti le note giuste per interpretarlo e renderlo vivo.

Se ti facessi vedere tutte le sceneggiature di ogni singolo episodio di Downton Abbey lo vedresti da solo. C’è un grande fiducia reciproca, ma soprattutto da parte nostra nei suoi confronti, perché lui è sempre dalla parte del personaggio.

A questo proposito, voi attori ormai siete davvero una famiglia, dopo tanti anni che lavorate insieme.

Assolutamente, non facciamo neanche più caso all’entrare o uscire dal personaggio. Hugh Bonneville si trasforma in Robert Crawley come se mettesse un altro paio di scarpe.

Il rapporto che c’è tra ognuno di noi si è cementato nel corso degli anni, certamente anche per il grande e inaspettato successo che ha colto tutti di sorpresa, un’esperienza unica e che ci ha fatto davvero diventare una famiglia.

Michelle Dockery è una delle mie migliori amiche, e lo stesso Hugh, sono rapporti veri, radicati da 11 anni di lavoro insieme, e nel nostro ambiente rari e preziosi.