Hans Zimmer, il compositore premio Oscar si racconta tra Dune e Nolan – ESCLUSIVA

Una lunga intervista per Apple Music che Ciak ha avuto il piacere di ricevere in esclusiva per l'Italia

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Hans Zimmer è senza dubbio uno dei compositori di colonne sonore più prolifici e talentuosi del panorama mondiale ormai da molti anni. Un premio Oscar vinto per la soundtrack de Il re leone, undici candidature complessive, la prima addirittura nel 1989 per Rain Man di Barry Levinson, le ultime tre per la sua collaborazione con Christopher Nolan per Inception, Interstellar e Dunkirk.
Diventeranno probabilmente a breve dodici grazie a Dune, che è uno dei temi affrontati con Zane Lowe in questa lunga intervista rilasciata per Apple Music e che Ciak ha il piacere di poter pubblicare integralmente in esclusiva in versione italiana.

Hans Zimmer, ci parli del lungo processo che l’ha portata a comporre “Dune”…

È davvero interessante. Ho avuto questa conversazione proprio ieri sera con Denis Villeneuve, stavamo parlando di come ci siamo sentiti quando abbiamo letto Dune per la prima volta, eravamo adolescenti, lui aveva 13 anni, penso io ne avessi 13 o 14 anni. E di come a entrambi ci abbia in qualche modo catturato.
E adesso sono qui e dopo tanti anni non ho mai visto il film di David Lynch. Non ho mai sentito la colonna sonora dei Toto. Non ho mai visto la serie televisiva. Perché avevo iniziato a fare un film nella mia testa. E ho iniziato a scriverne la colonna sonora nella mia testa, come avessi 13 anni. Quindi, era impossibile vederli per me.
E poi, un giorno Denis mi ha chiesto a bassa voce se avessi mai sentito parlare di un libro intitolato Dune. E gli ho risposto… credo di averlo anche spaventato, “Oh, no, è stato solo fondamentale per me da adolescente“. Ma il modo in cui me l’ha chiesto, il tono nella sua voce, andavano oltre il conoscerlo, al fidarmi di lui, oltre l’essere amici. Sapevo che il film che stava per fare sarebbe stato molto simile al film che avrei fatto io.
Questo risponde alla tua domanda perché… quello che abbiamo fatto, quando l’abbiamo guardato, quando l’abbiamo finito, quando ci stavamo lavorando, quando l’abbiamo riguardato, ci ha riportato a essere quei precoci adolescenti di 13 anni. Eravamo senza paura. Siamo stati senza paura e siamo stati incoscienti. Come quando sei adolescente.
E così, è stato scritto da quella prospettiva. Non è stato scritto con la saggezza dell’età, sempre che mai si sia diventati saggi. E comunque nessuna persona saggia si lancia nell’avventura di fare un film, perché è sempre un viaggio impossibile. E, fare un film o scrivere una colonna sonora, fare una di queste cose, è l’equivalente del calabrone che riesce a volare nonostante il suo corpo enorme e le sue piccole ali.

Com’è stato collaborare con Denis Villeneuve e sapere di essere la prima persona legata a “Dune”?

Friedrich Durrenmatt ha scritto un libro intitolato Il giudice e il suo boia, puoi interpretare il titolo in qualsiasi modo. C’è una frase chiave nel romanzo: “Il criminale attrae la legge“. Che ho pensato fosse davvero interessante.
Proprio così ho attratto Denis… Eravamo lì in piedi, è venuto dal nulla mi ha guardato e ha detto: “Hai mai letto un libro chiamato Dune?” E così, sono stata la prima persona in questo progetto. Perché una volta ho detto: “Sì”. Dopodichè tutte le cose sono cominciate ad andare per il verso giusto.
Mary Parent, la nostra produttrice, aveva acquisito i diritti nel 2013, credo, ma era impossibile far decollare il progetto. Finché tutti i tasselli non hanno cominciato a combaciare. C’è chi la considera magia, io non ci credo molto, ma credo nel fatto che per ogni cosa c’è un giusto tempo.

Com’è il suo con rapporto Denis Villeneuve?

Di solito, quando hai due personalità creative all’interno di un progetto, uno dei due dice: “Ehi, ho un’idea”. E poi spiega l’idea e l’altra persona dice: “Beh, questo…” La modificano, o la cambiano, o pensano che sia solo una pessima idea, o pensano che sia una buona idea, può succedere qualunque cosa, è una discussione che si evolve. Nè Denis nè io abbiamo mai detto “Ehi, ho un’idea”. Qualcuno iniziava una frase e l’altro la finiva.

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