La Padrina, baciamo le mani Madame Isabelle Huppert

L’attrice racconta la sua protagonista «complice e nemica» nella commedia nera La padrina, dal 14 ottobre in sala

0
la padrina isabelle huppert

Di rispettabili cittadini che diventano insospettabili criminali è (sempre più) affollato il cinema (e la tv: Breaking Bad è ormai un classico). Ma, in un filone prevalentemente maschile, stavolta abbiamo una donna protagonista, e non una donna qualsiasi: è Isabelle Huppert La padrina (La daronne) nel film omonimo diretto da Jean-Paul Salomé (The Chameleon, Io faccio il morto), tratto dal romanzo pluripremiato di Hannelore Cayre e in uscita da noi (per I Wonder Pictures) il 14 ottobre.

La grande attrice francese (tra i riconoscimenti più recenti il Golden Globe e il César nel 2017 per Elle) interpreta Patience, traduttrice franco-araba che si occupa delle intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga. Quando scopre che uno degli spacciatori è il figlio della donna che assiste sua madre, Patience tenta di aiutarlo introducendosi nella rete del traffico di stupefacenti per poi diventarne una commerciante “all’ingrosso”.

LEGGI ANCHE: Elle: intervista a Paul Verhoeven, il maestro dello scandalo

Una commedia piena di sfumature anche drammatiche, come spiega la stessa attrice:

«Ho sempre pensato che c’è un elemento tragico nella commedia e viceversa. La Daronne è un soggetto che Claude Chabrol avrebbe apprezzato: contiene tutti gli ingredienti della satira ma, così come nel libro, non viene mai persa di vista l’umanità».

la padrina isabelle huppert

Con una protagonista sfaccettata, intraprendente e un po’ anarcoide:

«Mi è piaciuto il bisogno che ha il personaggio principale di tuffarsi in un’avventura che la faccia diventare complice e nemica. Complice perché tutto inizia grazie all’amicizia con l’infermiera che si prende cura della madre, nemica perché frega più soldi possibili dalla donna che truffa. C’è il lato senza morale ed anarchico che amo».

Per Patrice, prosegue Huppert, «il romanticismo non ammazza la solitudine e nemmeno il coraggio: non è spaventata dall’avventura».

Un ruolo per il quale l’attrice ha dovuto anche imparare l’arabo:

«È stata una bella sfida, quanto difficile. Nello stesso anno ho dovuto parlare un po’di cinese in Luz di Flora Lau, e molto arabo in questo film, ma entrambe le lingue hanno una fonetica molto difficile per noi.».

Un lavoro lungo e complesso, dunque:

«All’inizio comprendevo soltanto il significato generale della frase, poi gradualmente ho iniziato a capire quale parola corrispondesse al suo significato. Ma la cosa importante è la musicalità della lingua, non comprendere necessariamente tutto. Mi sono quindi concentrata sul riprodurre al meglio quei suoni, cercando di adattarli al personaggio».

la padrina isabelle huppert

Un contributo significativo, aggiunge, lo hanno dato i vestiti indossati in scena:

«Adoro il costume che ho indossato nel supermercato, lo trovo davvero autentico. Quando i suoi abiti diventavano più scintillanti era più per travestimento. Insomma, ho cercato di adattare lo stile del parlato agli abiti che indossavo».

Un personaggio interessante da interpretare, Patience, anche in virtù del suo essere a propria volta “attrice”, impegnata com’è a mentire nell’ambito della sua doppia vita:

«In un certo senso domini il mondo attraverso le menzogne, è un potere che Patience ha sulle altre persone. Lo percepisco quando recito? Io recito utilizzando strategie che mascherano il personaggio, è molto divertente».