Leos Carax, “vi racconto la mia Annette”

Al Bif&st, dove ha presentato in anteprima italiana il suo film con Adam Driver e Marion Cotillard abbiamo incontrato il regista icona del cinema francese, che torna in sala con un musical, dopo nove anni.

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Leos Carax Annette

Annette, dopo il Premio per la miglior regia a Cannes, è arrivato in Italia il 18 novembre. Tutto nasce dagli Sparks, gruppo rock statunitense nato nei primi anni ’70.

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«In Holy Motors, Denis Lavant suona una canzone degli Sparks – ci racconta Leos Carax, che ha accompagnato il suo film all’anteprima italiana al Bif&st di Barie avendo capito che mi piacevano i loro pezzi mi contattarono per un progetto musicale. Un fantasy su Ingmar Bergman, intrappolato a Hollywood e incapace di fuggire! Ma non era cosa per me: non farei un film con un personaggio chiamato Ingmar Bergman. Poco dopo mi inviarono l‘idea per Annette».

The Sparks Brothers
The Sparks Brothers

Come ha visualizzato l’idea degli Sparks?

Sono partito dalla musica. Subito ho visto solo Annette come una stella solitaria nel buio della notte. Ho preso la strada verso quella stella ed estratto la gioia dalla musica per farla divampare all’interno del film.

E la scelta di Adam Driver? Come è nata?

La prima idea fu Joaquin Phoenix, però lui voleva leggere il copione ma non è una cosa che faccio di solito con gli attori. Avevo visto Adam Driver nella serie tv Girls e mi era piaciuto molto e quando gli ho proposto il film lui non ha chiesto di leggere il copione…e siamo partiti da lì.

E Marion Cotillard?

Marion è arrivata più tardi. Avevo cercato un’attrice americana che sapesse cantare o una
cantante che sapesse recitare, ma era difficile (tra le altre, Rooney Mara e Rihanna, n.d.r.).
Così ho provato con lei e sono stato sorpreso dal piacere nel conoscerla. Mi è piaciuta l’idea della coppia Adam-Marion, erano ciò che cercavo e sono contento di aver lavorato con lei.

leos carax annette

Qual è stata la linea per la realizzazione del film?

Gli Sparks vivono in una bolla pop-fantasy con tanta ironia, ma a me non piace l’ironia nei film e dunque ho iniziato a toglierla. Ho lasciato ciò che mi piaceva: la storia tra un uomo, una donna e la loro bambina. E i cliché: l’amore, il successo, la fama, giusti per un musical. Poi, nel personaggio di Adam abbiamo questa macabra morbosità che si sviluppa nei confronti della moglie e della figlia e che porta alla distruzione.

Si dice che ci siano pochi film con donne protagoniste, lei cosa pensa?

Sono conscio di non aver mai fatto un film con una donna protagonista e la cosa mi dispiace; vedremo il prossimo.Un film lo immagino come una serie di domande che pongo a me stesso e ho bisogno di qualcuno che le rappresenti “da uomo” e che si confronti con temi quali l’ambizione, la tragedia. Se mi capiterà di fare un altro film, cercherò una centralità della donna e forse di un bambino.

Annette trailer

Ormai sembra che il cinema si richiami sempre a sé stesso e che anche la realtà sia mostrata attraverso altri film già visti. Cosa ne pensa?

Questo è il motivo per cui ho fatto così pochi film. Fassbinder è morto a 37 anni e ha fatto più di 35 film. Per farli io, con il ritmo che ho, dovrei morire a due-trecento anni…Io mi fermo se ho l’impressione di fare un film già visto o prendere la strada di qualcun altro. Ed è forse questo che rende i miei lavori differenti rispetto ad altri.

Cosa pensa del sistema produttivo attuale, tra piattaforme e nuovi produttori?

Ho fatto i miei primi tre film, tra i miei venti e trent’anni, con lo stesso produttore. All’epoca lui era considerato come una sorta di produttore gangster, un po’ scorretto, che faceva impicci… ma a me piaceva. È la fortuna di un incontro che va a creare la riuscita di un lavoro,mi serve sempre un produttore che sia un po’ pazzo ma coinvolto.

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Invece trovo le piattaforme un po’ morbose, anche se una l’abbiamo utilizzata per Annette. Spingono a una visione della vita differente da quella che il cinema dovrebbe fornirti. Il cinema è vita e ti porta fuori, via da casa, mentre le piattaforme vanno ad invertire la tendenza dicendo “resta a casa” e stanno lì, ad ingozzarti di quello di cui hai bisogno per non muoverti.