Spencer, intervista a Kristen Stewart

Bella si trasforma in Lady Diana per Pablo Larraìn. Abbiamo incontrato l'attrice al London Film Festival

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Spencer Kristen Stewart
LONDON, ENGLAND - OCTOBER 07: Kristen Stewart attends "Spencer" UK Premiere during the 65th BFI London Film Festival at The Royal Festival Hall on October 07, 2021 in London, England. (Photo by Eamonn M. McCormack/Getty Images for BFI)

Dopo Jackie (Kennedy) il cineasta cileno Pablo Larraín ha riempito la seconda casella della sua trilogia sulle grandi donne della storia (la terza ancora non svelata). Lady Diana, che di cognome faceva Spencer, da cui il titolo di questo non biopic che assomiglia a un romanzo gotico, in cui Lady D è una moderna Jane Eyre, o addirittura una hitchcockiana Rebecca, la prima moglie, del principe di Galles in questo caso. A interpretarla Kristen Stewart, l’ex Bella della saga di Twilight che, come la principessa triste, ha subito spesso i flash dei paparazzi.

Presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2022, Ciak ha però incontrato la protagonista a Londra, dove il film è stato uno dei gala del BFI London Film Festival. E come sempre accade con l’attrice, tra le maggiori candidate all’Oscar 2022, non è stata una conversazione banale.

Kristen Stewart, domanda di rito: come si è preparata per Spencer?

In modo molto diretto. Non ho mai avuto un rapporto con la storia della famiglia reale, sono di Los Angeles e quando è morta Diana avevo sette anni. Ma ricordo di essere rimasta colpita dall’immagine dei fiori di fronte Buckingham Palace. Poi quello che consideravo un evento storico di cui sono stata testimone si è trasformato in qualcos’altro.

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Quando mi hanno proposto il film sono stata subito entusiasta e durante la preparazione sono stata travolta dalle emozioni. Ho capito che in qualche maniera ero sempre stata affascinata da questa figura, ho iniziato a leggere tutto quello che è stato scritto su di lei, ha studiare ogni sua immagine. Come milioni di persone ero entrata in connessione con questa donna e la sua storia.

Anche lei è oggetto di attenzioni da parte dei media. Come gestisce la situazione?

Ho imparato a conviverci. Amo il mio lavoro, odio essere seguita ovunque, ma non posso farci niente e per quanto trovi la cosa malata, so anche che non può succedermi niente di male. Quando la situazione generale diventa pesante, anche se non è facile trovo la forza di voltare le spalle e non pensarci. Ci riesco probabilmente perché non aspiro a sopravvivere alla mia fama, che è invece quello che è successo a Diana.

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Lei ha anche interpretato Jean Seberg, sente di avere una particolare affezione per donne con un tragico destino?

Non particolarmente. Non è questa la ragione per cui ho voluto interpretare Diana. Per quanto riguarda Seberg era la storia di un’attrice che voleva vivere senza essere vittima del bigottismo imperante degli anni in cui ha vissuto. In entrambi i casi donne che volevano essere viste in maniera diversa da come la società le costringeva a essere dipinte. Mi è sembrato bello dare loro un’altra occasione di essere ciò che desideravano.

Quindi ha cercato di restituire ciò che è stato loro sottratto in vita?

Credo che la creazione artistica sia una bellissima cosa e che attraverso la stessa ci siamo connessi alla memoria di entrambe. Né SpencerSeberg sono film che vogliono dimostrare qualcosa, sono sogni basati sull’amore che abbiamo per queste figure e attraverso i quali impariamo qualcosa su di loro e su noi stessi.

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Quando si racconta la biografia di una persona credo si debbano abbattere i limiti della verità in bianco e nero, perché sarebbe paradossalmente una negazione della realtà stessa. Spencer non è un biopic, ma un’ipotesi di quei tre giorni.

Kristen Stewart Spencer
Kristen Stewart Spencer

E lei come ha costruito la sua ipotesi di Lady Diana?

Cercando di fare del mio meglio. Diana aveva molte particolarità, nel modo in cui si muoveva, in cui parlava, non si tratta solo di avere l’accento britannico, ma di sfumature a seconda della situazione, in ogni gesto. Ho cercato di assorbire tutto quello che ho visto e ascoltato di lei.

Pablo Larraín mi ha dato un’indicazione fondamentale il secondo giorno di riprese. Mi ha detto di fidarmi di me, del fatto che conoscessi Diana e rilassarmi, essere consapevole di non interpretare me stessa e di non esagerare. Non poteva darmi consiglio migliore.