Era il 1971, il Brasile era nel pieno della Dittatura militare, un regime autoritario e repressivo, sotto cui un consistente numero di persone accusate di attività antigovernative vennero fatte scomparire, tra loro anche l’ingegnere Rubens Paiva. La sua storia, narrata nell’omonimo libro di memorie del figlio di Paiva, è diventata un film, Io sono ancora qui (Ainda estou aqui), per mano del regista Walter Salles (Central do Brasil, 1998), con Fernanda Torres nei panni della tenace moglie dell’ingegnere, Eunice Facciolla Paiva.
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Io sono ancora qui (Ainda Estoi Aqui)

La storia di Io sono ancora qui, al cinema dal 30 gennaio con BIM Distribuzione, si svolge nel 1971 a Rio de Janeiro, durante la dittatura militare brasiliana. La famiglia Paiva cerca di mantenere una parvenza di normalità nonostante il clima oppressivo, ma la loro vita viene sconvolta quando il padre, Rubens, ex deputato e ingegnere civile, viene arrestato e scompare. Sua moglie Eunice, rimasta sola con cinque figli, deve affrontare le difficoltà quotidiane e lottare per scoprire la verità sulla sorte del marito.
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Tutto ciò che ruota intorno ad Io sono ancora qui porta in sé un’attrazione potente e una sorprendente attualità: dalla vicenda narrata, che intreccia la vita di una famiglia con una porzione di storia significativa e dolorosa di un Paese intero, a coloro che il film hanno contribuito a farlo. Presentato in anteprima alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Premio Osella per la migliore sceneggiatura a Murilo Hauser ed Heitor Lorega, il film continua ancora il suo straordinario percorso dal recente successo ai Golden Globe fino ai prossimi Oscar 2025, per cui è stato nominato sia per la categoria Miglior film internazionale che per la Miglior interpretazione femminile a Fernanda Torres.
Io sono ancora qui “è un film che parla al mondo“, dice Fernanda Torres intervistata da Ciak a Roma. “Non è una storia solo brasiliana. Era un movimento geopolitico mondiale, come lo è ora la salita dell’estrema destra. Quella di Eunice e della sua famiglia è una forma di lotta civile e il successo del film in Brasile significa che l’arte può essere una forma di lotta contro le idee antidemocratiche“.
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Fernanda Torres è Eunice Paiva

In Io sono ancora qui l’attrice brasiliana, con origini italiane, è una vera rivelazione per il pubblico internazionale. La sua Eunice Paiva è un personaggio non semplicemente coraggioso, ma tridimensionale, fragile eppure dotato di una sorprendente vitalità e determinazione, che riesce a fare persino della sua ingenuità e della sua emotività un punto di forza. Eunice è impegnata in una lotta ostinata, tragica e al tempo stesso forte ed esemplare, per scoprire la verità sulla scomparsa del marito, Rubens Paiva, sotto un regime dittatoriale in cui la libertà di parola e ogni forma di opposizione politica venivano soffocati.
La performance di Fernanda Torres aveva già colpito il pubblico della Biennale di Venezia e a buon diritto ai Golden Globe 2025 è riuscita a battere candidate come Angelina Jolie in Maria, Nicole Kidman in Babygirl (Coppa Volpi a Venezia 81), Tilda Swinton ne La stanza accanto (The Room Next Door) e Kate Winslet in Lee, diventando la prima attrice brasiliana a vincere il premio come Miglior interprete protagonista.
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Figlia di Fernanda Montenegro, la prima attrice brasiliana candidata agli Academy Awards nominata nel 1999 come Miglior interprete protagonista proprio per un altro film di Walter Salles, Central do Brasil (Central Station), Torres agli Oscar 2025 dovrà vedersela con altre due rivelazioni di questa stagione cinematografica, Karla Sofía Gascón, la prima attrice transgender nominata per Emilia Pérez, e la giovane Mikey Madison per Anora e con due star acclamate come Cynthia Erivo per Wicked e Demi Moore per The Substance.
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“Eunice non è un’eroina – dice Fernanda Torres del suo personaggio – Quando viene interrogata, scopre che il marito non le aveva detto tutto e il poliziotto utilizza questo fatto per farla sentire male, ma lei sa che Rubens le aveva nascosto molte cose per mantenerla innocente. Lei stessa dopo non dice niente ai figli per fare lo stesso. È un personaggio pieno di contraddizioni, Eunice non è un’eroina perfetta, ma fa qualcosa di straordinario, non piange, non urla, ma lo spettatore fa il tifo per lei. In ogni intervista sorride e il suo sorriso diventa una forma di resistenza morale interna che rende soave la sua lotta”.
Il regista Walter Salles e la storia di Paiva

“Sono sempre attratto dal cinema quando la vita personale dei personaggi intercetta la vita di un Paese”, così parla il regista Walter Salles dice dei motivi che lo hanno spinto a realizzare Io sono ancora qui. “La memoria è il tessuto della nostra vita e questa storia riguarda la memoria nascosta di una famiglia che riflette la memoria nascosta del Brasile intero”.
Quando aveva 14 anni, racconta Salles, ha avuto modo di conoscere personalmente Marcelo Rubens Paiva, il figlio dell’ingegnere ucciso.
“Per me i personaggi di questa storia e la casa che abitano sono speciali. Quello che mi ha particolarmente commosso del libro di Marcelo Rubens Paiva è che si trattava della straordinaria storia di una famiglia che soffre un atto di grande violenza e mi sono innamorato soprattutto del personaggio di Eunice, che è il cuore di quella famiglia. Questa storia si relaziona con quella del Brasile e con i terribili 21 anni che abbiamo vissuto”.