Io sono la fine del mondo, Martin Scorsese gira in Sicilia

Il regista in Italia per il suo documentario, in attesa dei prossimi progetti

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Martin Scorsese documentario Sicilia

Proprio quando le ultime voci volevano Martin Scorsese impegnato sul biopic su Frank Sinatra, arrivano aggiornamenti dalla Sicilia riguardo al documentario sui naufragi nel Mediterraneo di cui si parla da giugno. Questa volta è la testata trapanese TP24 a riprendere la notizia e a riportare le dichiarazioni del regista, sottolineandone le origini familiari siciliane, come fatto di recente dalle altrettanto locali ragusanews.it e castelvetranoselinunte.it, secondo le quali il progetto si intitolerebbe Shipwrecks of Sicily (dal lavoro dell’archeologa Lisa Briggs) o Io sono la fine del mondo.

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Un’estate italiana della quale il regista ottantunenne si sarebbe mostrato entusiasta e “grato alla Sicilia e ai siciliani per l’accoglienza che mi hanno riservato, ancora una volta“. “Questo progetto non sarebbe stato possibile senza l’incredibile aiuto dei siciliani, e siamo commossi dal cuore e dall’accoglienza di questa gente“, sono state le parole di Scorsese, convinto di poter svelare qualcosa di sconosciuto al pubblico” con il suo progetto sugli antichi relitti greci e romani.

Un progetto coprodotto dall’assessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana, da “Sikelia Productions” dello stesso Scorsese, da Sunk Costs Producions, Chad A. Verdi e LBI Entertainment, e basato sulla ricerca della Briggs, professoressa statunitense e ricercatrice presso la Cranfield University in Inghilterra specializzata in archeologia terrestre e subacquea e nella ricostruzione delle storie marinaresche del mondo antico. E per il quale il regista ha recentemente visitato dei tesori da includere nel doc – che potrebbe uscire il prossimo anno, a maggio – insieme agli esperti subacquei della Soprintendenza del Mare, con i quali ha collaborato sull’Isola di Ustica.

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Una delle tante splendide location nelle quali si è svolta la pre-produzione e la lavorazione di quello che Scorsese aveva descritto come un viaggio anche “alla scoperta delle proprie origini” (suo padre era originario di Polizzi Generosa e la madre di Ciminna, entrambi nell’entroterra palermitano) e che dovrebbero esservi incluse insieme a quelle di Marausa, nel trapanese, dove nel 2020 è stato ritrovato il relitto “Marausa 2di una nave romana del IV secolo, del museo archeologico regionale Salinas di Palermo, la villa del Casale di Piazza Armerina, la Tonnara di Favignana, il parco archeologico di Lilibeo a Marsala e l’isola di Mozia, Erice, il parco archeologico di Selinunte, le Cave di Cusa nel territorio di Campobello di Mazara, Pantelleria, la stessa Polizzi Generosa, il museo del Satiro danzante di Mazara del Vallo, che prende il nome dalla statua bronzea del IV secolo a.C. rinvenuta nel canale di Sicilia, il museo regionale Agostino Pepoli di Trapani e il museo di Aidone, in provincia di Enna, dove una settimana fa il regista ha incontrato l’archeologa Serena Raffiotta, già fautrice del ritorno in Sicilia della testa di Ade, in passato trafugata ed esposta in un museo degli Stati Uniti come “Testa di Zeus”. E a Taormina, “dove abbiamo potuto ammirare quella che noi chiamiamo la Taormina sommersa, ossia l’affascinante relitto delle colonne, che è, appunto, come se fosse una seconda città subacquea“, come spiegato da Briggs e Scorsese parlando delle colonne di marmo bianco provenienti dalle vicine provincie nord africane che ancora giacciono sul fondo del mare dopo l’affondamento della nave romana da carico che le trasportava.

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Il Giro d’Italia del buon vecchio Marty continuerà nei prossimi giorni, quando sarà a Torino il 7 e l’8 ottobre per ritirare il Premio Stella della Mole durante una serata in suo onore nell’Aula del Tempio della Mole Antonelliana. Scorsese incontrerà poi il pubblico in occasione di una Masterclass al Cinema Massimo e dell’introduzione alla retrospettiva a lui dedicata.