Kill Me If You Can, il regista Alex Inafscelli: «Mi sono riconosciuto in questa storia»

Alex Infascelli parla del suo documentario sul primo dirottamento aereo transoceanico

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Raffaele Minichiello era un marine statunitense di origine italiana che nel 1969 dirottò un aereo di linea per tornare in Italia. La sua storia è poco nota, ma tanto sorprendente, e il regista Alex Infascelli ha voluto raccontarla nel documentario Kill Me If You Can, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Special Screenings e in uscita a febbraio con Wanted Cinema.

Tratto da “Il Marine. Storia di Raffaele Minichiello” di Pier Luigi Vercesi, Kill Me if You Can racconta la storia di Raffaele Minichiello, un marine di diciannove anni di origine italiana naturalizzato statunitense, che, dopo aver preso parte alla guerra in Vietnam, si imbarca su un volo in partenza da Los Angeles e diretto a San Francisco. L’uomo, armato, compie un gesto unico fino ad allora nella storia: dirotterà l’aereo per le successive 48 ore. Fu il primo dirottamento transoceanico mai commesso, un viaggio attraverso metà del globo al prezzo di soli 15 dollari.

Raffaele Minnichello

Era una storia che girava nella mia famiglia sin da quando è avvenuta. Il ’69 fu particolare perché questo dirottamento avvenne nello stesso anno dell’allunaggio”, racconta Alex Infascelli.

Presi in ostaggio pilota e hostess, Minichiello dichiarò di voler raggiungere l’Italia e, tenendo duro, dopo diversi scali, giunse finalmente a Roma.

Alex Infascelli

In un certo senso mi sono riconosciuto nella sua storia. Alla stessa età di Raffaele ho affrontato una guerra personale a cui ho cercato di sopravvivere e come lui da ragazzo sono in pratica rimasto orfano di padre e mi sono trovato ad improvvisare la vita. È tragico”, continua il regista.

Kill Me If You Can vede protagonista lo stesso Raffaele Minichello che racconta la sua vicenda con emozione e trasporto. “L’elemento portante di questa storia è Raffaele stesso, che è un’enciclopedia di vita vissuta coraggiosamente e pericolosamente, piena di contraddizioni e spunti”.

Infascelli ricostruisce passo dopo passo il suo rocambolesco viaggio, fino all’arrivo di Meinichello in Italia e racconta le circostanze di un processo che colse nella storia di quel giovane ragazzo gentile e simpatico tutte le attenuanti del caso, con grande stupore e risentimento da parte dell’opinione pubblica statunitense.

Si capisce che l’Italia voleva accogliere il figliol prodigo perduto, mentre negli USA Raffaele Minnichello sarebbe stato processato con il rischio di essere condannato alla pena capitale. Sono due approcci in netto contrasto”, spiega Infascelli.

Il film si arricchisce di documenti dell’epoca, telegiornali, testimonianze dei protagonisti della vicenda, articoli e foto, ma non manca nel racconto una certa poesia. “Il materiale d’archivio sembrava realizzato da registi, era impressionante, ogni immagine parlava di cinema”.

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