La Mala. Banditi a Milano. Una serie che non si può rifiutare

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La Mala. Banditi a Milano. Ovvero una cronaca attentissima di un momento che, tanto per cambiare, la memoria degli italiani ha seppellito nel posto più lontano possibile. Sembra un processo ineluttabile nel nostro paese il dimenticare, sostituendo i fatti con nuovi ricordi effetto placebo.

Per fortuna esiste il cinema documentario, in questo caso una docu-serie, formato cinematografico relativamente giovane ma che ha permesso negli ultimi anni di scoprire o riscoprire tante cose.

Il genere preferito della docu-serie è il crime, quindi era la maniera migliore per raccontare la Mala milanese, che per quindici anni, ma in realtà molto di più, ha fatto nel capoluogo lombardo quello che voleva.

Non a caso negli anni Settanta il cinema di genere italiano fece di Milano il suo set naturale, ambientandovi tanti film, a partire dal fondamentale Milano calibro 9 di Fernando Di Leo.

E bene hanno fatto Paolo Bernardelli e Chiara Battistini, gli autori (insieme a Salvatore Garzillo)e registi della serie, a puntare, tra il materiale di repertorio, su molti spezzoni di film dell’epoca, per raccontare questa storia che definire appassionante è poco.

E lo fanno con una struttura audace, partendo dalla fine per poi decomporre e ricomporre l’intrigato puzzle andando avanti e indietro nel tempo.

Bernardelli faceva parte del team di SanPa, probabilmente il miglior prodotto italiano disponibile su Netflix, una palestra importante per poter gestire archivi e struttura di una serie documentaria. Soprattutto, per capire che per appassionare il pubblico a una storia realmente accaduta neanche 50 anni fa è fondamentale far parlare i diretti protagonisti di entrambe le fazioni.

Ed è questa la grande forza de La Mala, l’avere del personaggi potentissimi che mettono a disposizione del pubblico i loro ricordi, ciò che hanno vissuto in prima persona, trasformando con poche parole il documentario in cinema a tutto tondo.

Da una parte gli uomini che rappresentavano lo Stato e che proteggevano i cittadini, il poliziotto Achille Serra, i magistrati Alberto Nobili e Piercamillo Davigo.

Dall’altra i criminali, quelli sopravvissuti della Banda della Comasina, il leader Renato Vallanzasca, il Bel René, che per un periodo venne visto in Italia come una sorta di rivoluzionario all’interno di un sistema marcio.

I suoi due scudieri Osvaldo Monopoli e Tino Stefanini, e averli tutti e tre a ricordare non solo quello che fecero, ma anche da dove venivano, cosa formò una generazione di malviventi, è importantissimo.

Importante perché ciò che è evidente dal dipanarsi de La Mala è che i banditi di Milano nascono da una necessità, prima di tutto, e poi da una serie di opportunità da cogliere, di buchi di potere che la società civile aveva reso possibile in quegli anni a chi avesse avuto il pelo sullo stomaco per riempirli.

Un’intraprendenza che fa nascere poi il rapporto strettissimo tra quella criminalità e la Milano bene, quella che sarebbe diventata da bere, e che come si dice in gergo a un certo punto si sono bevuti davvero, dal 1992 in poi. La Mala a Milano non era sparita, si era solo ripulita con una nevicata di soldi e cocaina.

I vari Vallanzasca, Francis Turatello, Angelo Epaminonda avevano altri metodi, dalle bische clandestine alle rapine, fino ai sequestri. Una vita violenta che aveva sconvolto una città, una colata di piombo su Milano e di sangue sui giornali, non a caso altrettanto importanti sono le testimonianze dirette di quei giornalisti che raccontarono le storie di quei giorni, con le parole e con le immagini.

La Mala. Banditi a Milano è una serie che tutti dovrebbero vedere

Per capire qualcosa, anzi molto di più del paese in cui viviamo, le sue trasformazioni in un lasso di tempo in realtà brevissimo. Un lavoro eccellente, di cui oltretutto si vede solo la selezione necessaria per lo sviluppo del racconto, ma il cui enorme lavoro d’archivio permetterebbe probabilmente almeno un altro paio di stagioni. E chissà che non vengano fuori.

La Mala. Banditi a Milano va in onda su Sky Documentaries per la prima volta il 17 aprile 2022, giorno di Pasqua, in binge watching, cinque puntate tutte di seguito a partire dalle 19.10. E come un appassionante romanzo criminale, sarà impossibile staccarsi.