La notte più lunga dell’anno è all’Isola del Cinema

Ambra Angiolini, presente alla proiezione con Simone Aleandri e parte del cast, racconta la propria esperienza sul set.

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Nuovo appuntamento all’Isola del Cinema per la sezione OPS! – Opera Prima e Seconda. Questa volta a guadagnarsi lo schermo è il primo film di finzione girato da Simone Aleandri, documentarista noto per As Time Goes By – L’uomo che disegnava i sogni (2018) e Polvere (2020). La notte più lunga dell’anno, presentato fuori concorso al Torino Film Festival del 2021, racconta di quattro esistenze agli antipodi nell’arco di una serata, quella tra il 21 e il 22 dicembre.

Sullo schermo si alternano le vicende di un politico a un passo dall’arresto (Massimo Popolizio), di una cubista che ha deciso di dare una svolta alla propria vita (Ambra Angiolini), del giovane amante di una donna matura e di tre ventenni senza scopi nella propria esistenza. Nessuna di queste vicende s’intreccia mai alle altre, eppure tutte si sfiorano nel passaggio alla stazione di rifornimento di Sergio (Mimmo Mignemi), anziano benzinaio che veglia su ognuna di queste anime erranti nella notte.

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Come al solito, a seguire la proiezione del film, è stato un dibattito “a cuore aperto” con cast e regista. A colpire in modo particolare è stata la testimonianza di Ambra Angiolini, che si è espressa in questi termini riguardo al ruolo di Luce: “Ho pensato di stare interpretando un’Ambra parallela, che al bivio della mia vita ha preso una scelta diversa. Del resto io sono nata un po’ così, in un luogo dove tutto va bene. C’è la festa, c’è la musica… e finché funziona, funziona bene, ti corrisponde. Poi, però, c’è un momento in cui sali sulla ribalta e intorno a te è tutto uguale… ma tu no. Non sei più la stessa persona e cominci a entrare in crisi, senti che ogni tua ferita sanguina ed è impossibile curarla. A quel punto, se come Luce non hai scelta, non puoi che proseguire tragicamente. Io, a differenza sua, ho potuto cambiare rotta… in qualche modo, però, mi piaceva l’idea di poter affrontare quel momento personale in maniera diversa e poterlo trasformare in un personaggio. È stato un modo come un altro per squarciare ogni ferita, affacciarsi su di essa e godersi il panorama. Credo davvero che fermarsi e sentire solo il dolore che lasciano questi tagli sia un peccato… I film come quello di Simone sono preziosi, per me. Mi danno la possibilità di affrontare ogni difficoltà e di trasformarle in qualcosa di bello, brillante, visibile a tutti”.