La notte più lunga dell’anno, il solstizio d’inverno nella Potenza di Simone Aleandri

Storie che si intrecciano ne La notte più lunga dell’anno, con Ambra Angiolini e Massimo Popolizio. Il regista: «Schegge di realtà in una frontiera del Sud»

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È una storia di tanti personaggi e destini differenti quella de La notte più lunga dell’anno, primo lungometraggio di finzione di Simone Aleandri, in sala dal 27 gennaio per Vision. È anche la storia di un luogo del Sud, in cui si può riconoscere Potenza. Una Potenza notturna che, come descrive il regista, «a prima vista, sembra nascondersi nelle stratificazioni di edifici pesanti, verticali, nel sali e scendi di strade sopraelevate, di infinite scale mobili e ponti desolati. Colpisce la sua immobilità, che sembra spezzata solo dal perpetuo movimento delle pale eoliche che fanno da cintura all’intero paesaggio urbano».

Un panorama da «città di frontiera, all’apparenza dimessa, che incombe sulle vite di chi la abita e suscita sentimenti amplificati dall’isolamento e dalla notte». E la notte del film è quella “più lunga dell’anno”, il solstizio d’inverno, tra il 21 e il 22 dicembre, quando il sole tramonta alle 16.30 e sorge alle 7.30 del giorno successivo. Quindici ore di buio in cui si dipanano le vicende di un politico in crisi, di una cubista che vuole cambiare vita, di un ragazzo che ha una relazione con una donna molto più grande e di tre ventenni a caccia di emozioni. Crocevia comune a tutti, la stazione di rifornimento del benzinaio Sergio, interpretato da Mimmo Mignemi. Gli altri protagonisti di questo affresco corale sono Massimo Popolizio, Ambra Angiolini, Alessandro Haber, Luigi Fedele, Francesco Di Napoli, Michele Eburnea, Nicolò Galasso, Anna Ammirati, Antonio Petrocelli e Massimo De Francovich. Completano il cast Aglaia Mora, Matteo Carlomagno, Pascal Zullino, Fabio Pompili e Pietro Sarubbi.

«Lo sviluppo del racconto procede all’interno di una macrostruttura circolare in cui le storie si sfiorano senza mai intrecciarsi davvero», spiega Aleandri (anche sceneggiatore con Andrea Di Consoli e Cristina Borsatti). «La frantumazione delle storie non rimanda a un puzzle ed ai suoi frammenti, ma ad un’esplosione e alle sue schegge: schegge di realtà sparse in una frontiera del Sud nella sua notte più lunga», aggiunge il regista, che tra i suoi precedenti lavori annovera i doc Tre volte Gerusalemme (2012, Premio Speciale al Festival di Spello, Mater Matera (2014), Sono Cosa Nostra (2016), As Times Goes By – L’uomo che disegnava sogni (2018, alla Festa del Cinema di Roma e miglior documentario Tiburon IFF) e Polvere (alla Mostra del Cinema di Venezia 2020), nonché le serie tv I Giganti e Grand’Italia. Prodotto da Clipper Media e Rai Cinema, La notte più lunga dell’anno «è un film che ho immaginato realistico, sentimentale, “moderno”, ma anche viscerale», sottolinea Aleandri, che vuole raccontare «un’umanità profonda, alimentata dalla malinconia e dalla solitudine, in un luogo circoscritto ma universale, nella cui apparente immobilità ci sono persone che in quel momento, in quella notte, stanno vivendo qualcosa di grosso. Perché qualcosa di grosso accade sempre, ovunque, anche nei posti che sembrano immobili».