La Puccini matrigna malvagia e il Panariello clown circense nella magia di Incanto

Dopo l'anteprima al Taormina Film Festival, Incanto, con una Vittoria Puccini insolitamente malvagia e un Giorgio Panariello artista circense. Li abbiamo intervistati, assieme al regista Pier Paolo Paganelli e alla giovane protagonista Mia Mc Govern Zaini

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Giorgio Panariello, Vittoria Puccini, Incanto
Giorgio Panariello, Vittoria Puccini, Incanto

Un “italian fantasy“, cosi Giorgio Panariello definisce Incanto, il film di Pier Paolo Paganelli presentato al 71° Taormina Film Festival e al cinema dal 3 luglio distribuito da Adler Entertainment. Una fiaba che narra di una matrigna cattiva, interpretata da una inaspettata e brava Vittoria Puccini, affiancata da Claudio “Greg” Gregori e da Panariello nei panni di un magico clown bianco, attorniati da un folto gruppo di bambini, tra cui spicca la giovanissima Mia McGovern Zaini.

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Incanto, la storia

Incanto è la storia di una bimba, Margot (Mc Govern Zaini), il cui padre vedovo in punto di morte affida la figlia e la gestione della grande villa familiare alla governante Felicia (Puccini) con il desiderio che venga trasformata in un orfanotrofio in cui la piccola possa crescere circondata dal calore e dalla compagnia di altri bambini. Tuttavia, Felicia si rivela da subito ben più perfida di quanto il padre non credesse, rinchiude la piccola Margot in una stanza e costringe i bambini dell’orfanotrofio ad una vita di stenti e di duro lavoro.

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Per il suo volto e i suoi atteggiamenti quasi angelicati, non si potrebbe pensare a nulla di più lontano dal personaggio della cattiva di una fiaba che Vittoria Puccini, eppure quest’ultima si cala nei panni di Felicia restituendo un efficace contrasto tra il suo aspetto e il ruolo che riveste. Un obiettivo cercato dal regista e sposato a pieno dall’attrice: “Mi sono molto divertita a creare questo personaggio – dice Puccini intervistata da Ciak – perché è uno di quelli che consente di giocare e osare tanto. Volevamo creare questa cattiva che non si redime mai e questo mi ha incuriosito molto. Mi sono ispirata alla matrigna di Cenerentola per la perfidia, per il suo essere glaciale e distaccata, e a Crudelia De Mon invece per il suo essere a volte un po’ impacciata, buffa e ridicola. Più difficile per me è stato mantenere sul set una certa distanza da tutti questi bambini dolcissimi”.

INCANTO ! VIDEO INTERVISTA A PIER PAOLO PAGANELLI E VITTORIA PUCCINI

Vessata da Felicia, la piccola Margot trova il modo di fuggire dall’orfanotrofio e nel bel mezzo di un bosco si imbatte in un circo dove viene salvata e accolta con affetto da tutti i suoi membri, soprattutto da Charlie, il Clown bianco che lo gestisce, Panariello appunto: “Ho sempre sognato di interpretare un clown, perché in realtà lo sono, lo sono nella vita, perché ogni cosa che vedo cerco di trasformarla in qualcosa di buffo, e lo sono nel lavoro che faccio che è quello di far ridere. Sono anche un fan del circo (quello senza animali, ovviamente)”.

INCANTO | VIDEO INTERVITA A GIORGIO PANARIELLO E MIA MC GOVERN ZAINI

In Incanto c’è un flauto che insieme alla melodia diffonde bolle di sapone, c’è una equilibrista che volteggia per aria senza filo e c’è un circo, dotato di una sua anima, che può spostarsi volando. “Se cè una cosa che non manca a noi italiani, è la fantasia – dice Panariello intervistato a Taormina – Questo film si chiama Incanto proprio perché dentro c’è l’incanto, ce lo stupore, che non è dato dall’intelligenza artificiale o dagli effetti speciali, è dato dall’emozione che una storia può offrire. Restituisce al pubblico magia e meraviglia”.

Incanto ricorda certe suggestioni alla Tim Burton e ha qualcosa del Freaks Out di Gabriele Mainetti: “Amo Burton, vengo dall’animazione in stop-motion e sono cresciuto con i film di Chaplin – commenta il regista – Ma l’ispirazione mi è venuta dalla visita alla villa in cui Pasolini ha girato Salò o le 120 giornate di Sodoma. Poi il percorso creativo si è sviluppato con un processo molto particolare”.

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In un film del genere non si poteva fare a meno degli effetti speciali, ma Paganelli sottolinea: “Ne avevamo bisogno, ma non ho voluto appoggiarmici troppo, ne ho usati quanto basta, perché la favola è un genere che dà la libertà di raccontare quello che vuoi nel modo più personale possibile e consente di lanciare dei messaggi universali e senza tempo. Cè sempre bisogno di raccontare favole“.