La storia di Patrice e Michel, la recensione

Il nuovo lungometraggio di Olivier Casas, in sala per Movies Inspired, racconta la storia vera di due fratelli (Yvan Attal e Mathieu Kassovitz da adulti) sopravvissuti da bambini per sette anni nella foresta.

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IL FATTO – Francia, 1948: il piccolo Patrice e il fratello minore Michel sono abbandonati dalla madre in una colonia estiva. Sconvolti dall’aver assistito casualmente a un suicidio, i due bambini fuggono nella vicina foresta, trascorrendovi insieme ben sette anni. Da adulto, Michel, divenuto architetto con moglie e figli, non ha mai raccontato a nessuno quell’esperienza, né ha elaborato la drammatica separazione da Patrice avvenuta quando i due sono stati riportati forzatamente in città. E quando una telefonata lo mette in allarme sulla sorte del fratello, Michel decide di mettere in discussione tutto e partire per il Canada alla sua ricerca.

L’OPINIONE – Racconto d’avventura, survival movie, (melo)dramma familiare, denuncia storico-sociale: ci sono questi e altri generi e spunti nella storia vera di Michel De Robert (oggi settantottenne) narrata, dopo averla raccolta in 80 ore di intervista, dal regista Olivier Casas (Baby Phone). Che ne ha ricavato questo lungometraggio (ora nelle nostre sale con Movies Inspired) significativamente dedicato ai bambini (più di un milione) rimasti senza casa in Francia all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, e agli oltre 340 mila che, quindici anni dopo, risultavano ancora smarriti in Europa.

Per non sprofondare sotto i tantissimi elementi potenzialmente sviluppabili della vicenda, il cineasta sceglie allora come chiave di lettura unificante quella del legame fraterno. La cui intensità, cementata da un estremo ritorno allo stato di natura e da una non meno (anzi, più) traumatica restituzione alla civiltà moderna, mette in crisi nei due protagonisti ogni parvenza e tentativo di normalità e normalizzazione borghese.

L’espediente chiave di comporre l’intreccio attraverso un incastro non cronologico di piani temporali (e segnatamente facendo scorrere in parallelo la vicenda di Patrice e Michel ragazzini con quella del loro rincontrarsi in Canada trent’anni dopo) si rivela allora funzionale a restituire ed esaltare il peso di un passato condiviso (parzialmente inconfessabile) e l’irriducibilità di un vincolo affettivo irrisolto quanto struggente. Che trova la sua massima espressione nelle interpretazioni dei bravissimi Yvan Attal e Mathieu Kassovitz, dai cui volti traspaiono le sfumature di una complicità ineffabile e la malinconica fragilità di due uomini ancora aggrappati a un’infanzia perduta, dietro le cicatrici del tempo.

SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE… Pur opposto al film di Casas nello stile dichiaratamente e ostentatamente lineare, il capolavoro Una storia vera (1999) di David Lynch celebra anch’esso il ritrovarsi di due fratelli per venire a patti col passato, prima che sia troppo tardi. E, data anche la recente scomparsa del grande regista statunitense, andrebbe a maggior ragione recuperato.

RASSEGNA PANORAMICA
3,5 Stars
la-storia-di-patrice-e-michel-la-recensioneIL FATTO – Francia, 1948: il piccolo Patrice e il fratello minore Michel sono abbandonati dalla madre in una colonia estiva. Sconvolti dall’aver assistito casualmente a un suicidio, i due bambini fuggono nella vicina foresta, trascorrendovi insieme ben sette anni. Da adulto, Michel, divenuto...