Continuano gli appuntamenti settimanali con L’arte della gioia, la serie Sky Original diretta da Valeria Golino liberamente ispirata al romanzo di culto di Goliarda Sapienza. Ogni venerdì, dal 28 febbraio fino al 14 marzo, due nuovi episodi − su Sky e in streaming su NOW − ci accompagnano nelle vicende della giovane Modesta (Tecla Insolia), sempre più disposta a tutto per la sua agognata ricerca di libertà.
Lasciato il convento dopo la morte di madre Leonora (Jasmine Trinca), Modesta recita ora la parte della devota in lutto per sfuggire ai sospetti della Principessa Brandiforti (Valeria Bruni Tedeschi), madre di Leonora, che l’ha accolta nella sua villa per un breve periodo. Modesta intravede subito una possibile vita alternativa a quella del convento, ma deve prima fare i conti con i numerosi segreti dei Brandiforti e destreggiarsi tra le richieste di nuovi pretendenti, tra cui Carmine (Guido Caprino), il gabellotto con cui inizia una relazione.
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Valeria Bruni Tedeschi: «Con Valeria Golino ho provato l’elettricità dei grandi registi»
Amiche da decenni, spesso colleghe davanti la macchina da presa, le due Valerie non finiscono di sorprendersi. Questa volta è Golino a dirigere Bruni Tedeschi (il contrario era avvenuto nel 2019 con i I villeggianti) e il risultato è sorprendente. «Ho chiesto io di fare questo ruolo a Valeria. Dovevo convincere tutti che non ero troppo giovane per la parte!» ha raccontato a Ciak Bruni Tedeschi. «Mi è sembrato di essere davanti ad uno dei grandi incontri della mia vita. Mi erano piaciuti molto i suoi film, ma non mi aspettavo, in quanto attrice, di sentire la stessa elettricità che ho sentito quando sono stata diretta da Bellocchio e Bertolucci. Con lei ho avuto la sensazione di essere in un’altra dimensione. Valeria ha avuto uno sguardo molto attento e un’accoglienza totale verso tutto quello che proponevo. Ha creato con precisione un mondo immaginario molto potente».
Un’esperienza condivisa da Jasmine Trinca, anche lei molto amica di Valeria Golino, che per la sua madre Leonora ha lasciato parlare molto di sé, assecondando lo sguardo della regista. «Leonora è diventata uno strano ibrido tra quello che era su carta e quello che ho provato sulla mia carne. Capita spesso quando gli attori si mettono addosso un vestito. In questo caso il vestito impediva alla vera natura di Leonora di sprigionarsi libero. Non impediva di mostrare la sua potenza, perché ci sono dei momenti nello scambio con Modesta dove Leonora è potente e forse anche un po’ crudele. Quella stessa crudeltà la passa a Modesta per bocca, come un uccellino, ma la crudeltà di Modesta, nella sua scalata non soltanto sociale ma della vita, le può appartenere, perché lei ha fame di vita e fame di riscatto».
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L’arte della gioia, Caprino: «Modesta è in tutti noi»
Tra le pedine della scacchiera di Modesta c’è Carmine, uno dei pochi personaggi maschili della storia. E Guido Caprino ce ne parla così: «Modesta è una provocazione, ma anche un modo per fare emancipare e per stabilire i ruoli del gioco. Si mette tra Carmine e la Principessa creando conflitto, ma Carmine nutre per lei un affetto vero, un’attrazione quasi inconsapevole e inspiegata. C’è una sorta di gioco di specchi: Carmine vede una parte di sé in Modesta e viceversa. Tutti i personaggi vedono una parte di Modesta in loro, è la cosa che ci accomuna».