Laura Pausini, lacrime e paura per gli Oscar: «Mi chiedo sempre perché tutto questo sia successo a me»

Dalla vittoria a Sanremo oltre 28 anni fa, "all'ansia da prestazione" e le paure dei Premi importanti. Laura Pausini si racconta come un fiume in piena per la nomination agli Oscar

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«Non so cosa ha di particolare la mia vita, mi chiedo sempre perché tutto questo sia successo a me». Così un’emozionatissima Laura Pausini accoglie i giornalisti collegati via Zoom alla conferenza stampa per la sua candidatura ai premi Oscar con il brano “Io sì / Seen”, colonna sonora del film “La vita davanti a sé” di Edoardo Ponti, di cui Laura è interprete e autrice del testo insieme a Diane Warren e Niccolò Agliardi.

Partita dal pianobar nei paesini della Emilia-Romagna, Laura Pausini si è costruita una carriera di oltre 28 anni alle spalle, e da quella vittoria a Sanremo con il brano “La Solitudine” nel lontano 1993 non si è più fermata, arrivando ad un successo planetario che negli anni l’ha vista protagonista anche ben al di fuori dei confini nazionali. A sommarsi ai già numerosi premi internazionali vinti – tra cui il più prestigioso riconoscimento in ambito musicale, il Grammy Award, nel 2006 – quest’anno è già arrivato il Golden Globe, a cui, lo speriamo tutti, potrebbe aggiungersi il “fratello maggiore”, l’ambito premio Oscar.

Una sfida tra ansie e paure

«Da quella vittoria a Sanremo è nato desiderio di non accontentarmi mai, come un’atleta disciplinata» racconta Laura, la quale, con la consueta schiettezza che la contraddistingue, aggiunge di sentirsi spesso sopraffatta dal senso di responsabilità: «Ho raggiunto traguardi enormi, sì, ma mi sento sempre piccola di fronte a queste cose così grandi. Sono in continua sfida con me stessa, mi chiedo se sono in grado di affrontare queste responsabilità e ho paura. Oggi sono una donna di 46 anni, ma ho molte cose della ragazzina di Sanremo. La stessa ansia e stesse paure».

Piange, poi Laura, dando sfogo alle emozioni delle ultime 24 ore e senza freni si apre ai giornalisti a 360 gradi, esprimendo tutto il suo amore per il nostro Paese. «Questa gioia che sto vivendo è così contrastante con le difficoltà che stiamo vivendo in questo periodo. Mi manca viaggiare, stare con la gente del mondo. E’ quello il mio equilibrio e in questo periodo faccio un po’ fatica a resistere. Solo voi italiani mi avete visto per quella che sono, mi avete sentita dire “Italia, abbiamo vinto ancora”. Io mi sento orgogliosa di essere italiana e di vivere questo momento così emozionante con voi. Spero possa essere un regalo per gli italiani, anche per chi non mi segue. È un riconoscimento che va oltre il mio nome. Per me è un onore da italiana portare l’Italia agli Oscar. Farò il meglio per rendervi orgogliosi»

Pippo Baudo più spaventoso di Beyoncé

Laura Pausini è una delle artiste italiane più conosciute all’estero e il suo rapporto con l’internazionalità è sempre stato dei migliori, a tal punto da sentirsi più a suo agio con le star straniere piuttosto che reggere il peso della notorietà in Italia. Lo star system è diventato un mondo con cui è riuscita a convivere, mentre invece il confronto col suo Paese le fa ancora paura: «Sono più tranquilla quando parlo con Beyoncé piuttosto che con Pippo Baudo quando mi chiama. Ci ho dovuto lavorare tanto, ma continuano a essere le aspettative italiane a farmi agitare».

«Sono andata anche da una psicologa, perché mi sentivo in colpa per tutto il successo. Mi dicevo: “Perché io? Non faccio nulla di diverso dagli altri, ho solo il dono della voce”. Avere riconoscimenti è entusiasmante, ma mi fa venire più ansia, perché la gente si aspetta di più e io stessa mi aspetto di più».

E se succede?

La vittoria ai Golden Globe è una buona pole position per la vittoria anche dell’Oscar, ma le insidie sono tante, soprattutto per la tipologia differente di giuria. Ciò non vuol dire che non si possa provare a immaginarsela, e la Pausini non nega di averlo fatto. “Davanti a una nomination ho sempre fatto lavoro di autoconvincimento che non avrei vinto per non rimanerci male, ma stavolta se non vinco mi rompe un po’. A questo punto proviamoci e se non va, rimane tutto com’è, non cambia nulla” – e chiude ironicamente – “anche perché se vinco non c’è un altro premio, bisogna che ce lo inventiamo noi!”