Tokio 2020, Jacobs e Tamberi: e ora portiamo lo sport italiano al cinema

Due medaglie d'oro mai vinte dall'atletica italiana nel giro di 15 minuti. Una giornata storica, che dovrà essere raccontata

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jacobs tamberi tokio 2020

Il 1° agosto 2021 resterà una data storica per lo sport italiano.

Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, hanno regalato alla nazionale azzurra due medaglie d’oro mai viste, quella per il salto in alto maschile e per i 100 metri piani, la specialità regina dell’atletica leggera.

Il cinema italiano non ha purtroppo una tradizione di cinema sportivo, ma queste sono due storie da film e che andrebbero raccontate con la stessa emozione che questi due fantastici atleti hanno regalato all’Italia tutta, in questa Olimpiade ritardata che non si sa neanche come chiamare, se Tokio 2020 o 2021.

Noi la ricorderemo per le imprese di questi due ragazzi, per l’addio nobile a una carriera strepitosa da parte di Federica Pellegrini, per la prima medaglia nella boxe femminile. Sarebbe bello poterle raccontare al cinema queste storie.

Lo sport è a Hollywood un genere classico, e al netto dei tre grandi sport a stelle e strisce, baseball, football e basket, sono molte le storie che nel corso degli anni sono state raccontate.

Ma anche in Europa sono state non poche le emozioni sportive portate sul grande schermo, spesso proprio con le Olimpiadi protagoniste.

“Quando sei nel tunnel, in attesa della cerimonia di apertura, non realizzi bene. Quando entri, e vedi la tua bandiera che sventola di fronte a te, allora capisci cosa vuol dire essere alle Olimpiadi. Non ho mai provato un’emozione più grande”.

Questa testimonianza è reale, una confidenza che mi fu fatta molti anni fa, poco dopo le olimpiadi di Barcellona, da chi in quello stadio olimpico vi entrò da atleta. In altre occasioni si è trovato a sfilare con la spedizione italiana da tecnico, il nome non importa, ma è un simbolo dello spirito di chi ha avuto il privilegio di essere in un club che è molto più ristretto di quello che sembra, ma a cui si può accedere se la fiamma di Olimpia brucia forte nel cuore.

Eddie Edwards, l’inglese volante

Olimpiadi invernali di Calgary ’88 a. Eddie Edwards non aveva mai visto un trampolino olimpico in tutta la sua vita, ma il suo sogno era di essere un atleta olimpico. La sua storia è stata raccontata in Eddie the Eagle – Il coraggio della follia, con Taron Egerton e Hugh Jackman, suo coach cinematografico.

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Una divertente variazione sportiva nella commedia sociale britannica, ma anche di quelle storie da outsider che restano poi impresse nella memoria.

In Giamaica, prima di Bolt…

C’è stata una squadra nazionale di bob a quattro, che nella stessa Calgary 88 fece divertire il mondo con il suo coraggio. Il film che ne ha raccontato la gesta era Cool Runnings, produzione Disney del 1993, commedia divertentissima e conferma che con lo sport ci si può anche fare quattro risate, non solo fare epica.

In Italia si sfruttò l’occasione con Le Olimpiadi dei mariti, in cui la coppia Vianello – Tognazzi, approfittando delle mogli in vacanza, cerca l’avventura con due turiste tedesche giunte a Roma per i giochi del 1960.

Quattro anni dopo, a Tokio ’64, troviamo Cary Grant che cerca di risolvere intrighi amorosi e d’affari inseguendo il marciatore Jim Hutton in Cammina, non correre. Sarebbe stato l’ultimo film di Grant, parlando di marcia fa invece piacere poter raccontare la parabola di Alex Schwazer, passato dall’infamia della squalifica per doping al trionfo nei campionati mondiali.

Una storia da film, come quelle che narrò Hugh Hudson in Momenti di gloria, celebrazione degli eroi inglesi di Parigi ’24, squadra che dominò la pista d’atletica dalla velocità al mezzo fondo. Oscar a grappolo e colonna sonora di Vangelis che ha risolto tanti problemi a chi racconta lo sport in tv.

A proposito di giochi lontani e grandi imprese, non ce n’è mai stata una più grande di quella raccontata in Race, film sulla storia di Jesse Owens, entrato nella leggenda alzando quattro medaglie d’oro in faccia al Fuhrer a Berlino ’36, lui atleta nero di Oakville, Alabama.

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E le sue vittorie sono rimaste immortali grazie a Leni Riefensthal, cineasta del regime che raccontò i giochi tedeschi nel meraviglioso documentario Olympia.

La forza della squadra

La nazionale americana di hockey nel 1980, sovvertendo ogni pronostico, vinse la medaglia d’oro sconfiggendo in finale l’invincibile armata russa, andata a sfidarli in patria, a Lake Placid. Un Miracle, come da titolo del bel film di Gavin O’Connor che racconta l’impresa, con un monumentale Kurt Russell nel ruolo del coach Herb Brooks, protagonista di uno dei più bei discorsi motivazionali della storia del cinema.

Ma in quella partita c’è anche la storia degli sconfitti, forse la squadra di hockey più forte di tutti i tempi, la cui parabola e le cui vite dei singoli componenti vengono raccontate nel bellissimo documentario Red Army, di Gabe Polsky.

Parlando invece di Storia, troppe volte si è incrociata tragicamente con le Olimpiadi, come ad Atlanta nel 1996, con le bombe che sconvolsero i giochi della Coca Cola. Un evento che Clint Eastwood racconta attraverso le vicende di un solo uomo, Richard Jewell, un eroe americano che smaschera, almeno nel film, la prepotenza delle istituzioni, facendo cinema politico di grande potenza.

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Prima o poi bisognerà fare un grande film sulla storia dell’australiano Peter Norman, il terzo uomo sul podio di Città del Messico ’68, dove il pugno guantato di pelle nera puntato verso il cielo dal podio dai velocisti americani Tommie Smith e John Carlos fece il giro del mondo. C’è un documentario, si chiama Salute, noto anche come The Peter Nomarn Story.

La tragedia di Monaco ’72 la raccontò Kevin MacDonald nel bel documentario Un giorno in settembre. Quello che accadde è noto: un commando palestinese prese in ostaggio undici atleti della nazionale israeliana. Morirono tutti, insieme a cinque terroristi e un poliziotto tedesco.

Tutto quello che avvenne dopo è invece al centro di uno dei film più belli, crudi e dolorosi di Steven Spielberg, Munich (2005).

Oggi il cinema italiano ha la possibilità di raccontare almeno tre grandi storie da Tokio 2020. Negli ultimi anni solo quella del grande Pietro Mennea, campione olimpico a Mosca ’80 nei 200 metri piani, ha avuto il privilegio di una fiction Rai interpretata da un ottimo Michele Riondino.

Ma forse è arrivato il momento di vincere medaglie d’oro anche raccontando lo sport al cinema con altrettante grandi emozioni.