Le tableu volé, il mondo dell’arte con il regista Pascal Bonitzer al Bif&st 2025

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Pascal Bonitzer Le tableu volé Bif&st
Pascal Bonitzer

Una commedia che si intreccia al dramma condita con ironia cinica e onesta in pieno stile francese: Le tableu volé di Pascal Bonitzer con Alex LutzLéa Drucker e Nora Hamzawi, stasera al Bif&st, è ispirato alla storia vera de Le tournesols fanés di Egon Schiele, sparito nel 1942 e riapparso nel 2004.

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Al banditore d’asta André Masson (Lutz) arriva una strana lettera anonima che millanterebbe il ritrovamento di un dipinto di Egon Schiele, saccheggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, nel salotto di un umile appartamento in Mulhouse. Verificata l’originalità dell’opera, André si ritroverà immischiato, insieme alla sua ex moglie e collega Bertina (Drucker) ed alla giovane apprendista Aurore (Hamzawi) negli intrighi, misteriosi e oscuri, del mercato dell’arte perduta.

Bonitzer, perché raccontare questa storia?

Non conoscevo personalmente il mondo delle case d’asta. Ho analizzato una ventina di interviste a persone che lavoravano nell’ambiente e da quello ho estratto questa storia che effettivamente è stata trattata da una vicenda reale. Mi interessava raccontarla per due ragioni: perché tratta del tema della spogliazione dei beni, che in Francia rappresenta una questione recente ma fa parte anche del passato; e perché mi interessava il contrasto sociale molto forte che emerge dal ritrovamento del quadro, raccontato nel film tra il giovane operaio che lo scopre e tutto il mondo dei ricchi che ruota intorno alla sua scoperta e alla sua valorizzazione e commercializzazione”.

Si tratta anche di un film che, in qualche maniera, parla della responsabilità sotto vari punti di vista: responsabilità storica, personale, collettiva, del mondo borghese e delle diverse classi sociali.

Effettivamente c’è una dimensione etica che attraversa tutti i personaggi e ciascuno di loro, a propria volta, affronta delle problematiche verso queste dimensioni. Era un argomento che mi interessava molto raccontare. Come dicevo, il film è trattato da una storia vera, però mi sono concesso anche una narrazione di finzione, soprattutto attraverso il personaggio della giovane stagista Aurore, che è frutto della mia creatività. Un personaggio per me necessario, perché serve allo spettatore ad entrare nel mondo delle case d’asta. Lei non conosce nulla di quel mondo e quindi, attraverso il suo sguardo, lo spettatore ha la possibilità di scoprire tutte le dinamiche, complicate e diverse, dell’ambiente delle case d’asta”.

Nonostante le tematiche forti – il mondo dell’arte si mostra molto competitivo e crudo sotto diversi aspetti – sulla storia aleggia una forte vena ironica, che si posa un po’ su tutti quanti gli avvenimenti ed i personaggi: una scelta ponderata per alleggerire il carico della storia?

È importante mantenere un’ironia costante, anche nei momenti più difficili. Questo è un film che tocca argomenti importanti talvolta anche, possiamo dire, tragici, ma resta, comunque, una commedia. Ci sono dei momenti che spero divertano il pubblico. Poi, finisce bene, tutti i personaggi tracciano la loro storia verso un epilogo positivo, come si confà, appunto, alla commedia. Deve far anche ridere”.

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