Libero De Rienzo se n’è andato in una notte d’estate, a casa sua, a soli 44 anni, 365 giorni fa. Una morte improvvisa e dolorosa, che ha lasciato attoniti quanti lo conoscevano e chi, con i suoi film, aveva imparato ad amare la sua personalità dirompente e anticonvenzionale.
Nato a Napoli ma cresciuto a Roma, Libero si appassiona fin da subito alla recitazione seguendo le orme del padre Fiore De Rienzo, aiuto regista, tra le altre, di Citto Maselli. Dopo una breve gavetta nel mondo della pubblicità, inizia la sua carriera nel cinema poco più che ventenne, con Pupi Avati che lo fa debuttare nel suo La via degli angeli.
La svolta arriva nel 2001 quando dona al cinema italiano uno dei personaggi forse più memorabili del nuovo millennio, Bartolomeo detto ‘Bart’ nel Santa Maradona di Marco Ponti, in cui fa coppia con Stefano Accorsi. Il film, un perfetto affresco della generazione di fine anni ’90, nonché uno dei rari esempi di vero cult generazionale italiano, si rivela un enorme successo di critica e di pubblico e segna la carriera di De Rienzo, impeccabile nel tratteggiare il personaggio del nichilista anarchico e disincantato con battute che, insieme a tutto il monologo finale, sono impresse nella memoria collettiva. Vincerà un David di Donatello come miglior attore non protagonista.
Qualcuno lo definisce una “testa matta”, altri lo considerano una delle autentiche promesse di un nuovo cinema italiano lontano da ogni localismo. Fatto sta che De Rienzo fatica in quegli anni a sfruttare l’improvvisa popolarità, e si rifugia nella ricerca di film ed autori che si adattino alla sua personalità. Nel 2004 ritrova Marco Ponti e recita al fianco di Vanessa Incontrada in A/R Andata + Ritorno, mentre due anni dopo esordisce, con poco successo, alla regia con Sangue – La morte non esiste (in cui recita un allora semi sconosciuto Elio Germano).
Dopo aver lavorato su alcuni progetti televisivi (la miniserie tv Nassiriya – Per non dimenticare e il film tv su Aldo Moro) un altro punto di svolta della sua carriera arriva nel 2009, quando ci regala la sua interpretazione drammatica più intensa in Fortapàsc di Marco Risi. Attraverso una capacità mimetica assoluta, De Rienzo fa rivivere sul grande schermo la tragica storica del giornalista d’inchiesta, Giancarlo Siani barbaramente assassinato dalla camorra nel 1985. È un ruolo lontano dai soliti suoi, molto preciso e inquadrato, ma la dedizione al personaggio è assoluta e mette in mostra ancora di più tutte le sue doti drammatiche.
A conferma della sua straordinaria versatilità, nel 2011 gira la commedia estiva corale Tutti al mare, con Gigi Proietti e Marco Giallini, dove ritorna con sfumature più comiche ai personaggi dei primi film. Successivamente gira ancora a Napoli la commedia di Ivan Cotroneo La kryptonite nella borsa, ed è nel cast nell’opera prima di Valeria Golino, Miele, insieme a Jasmine Trinca.
Nel 2014 il sodalizio con Sidney Sibilia ne fa uno degli improbabili eroi della trilogia di Smetto quando voglio, al fianco di Leo, Sermonti, Aprea e Fresi, donandogli la sua più grande popolarità e la conferma definitiva del suo luminoso talento. Riprende nuovamente il nome di Bartolomeo come in Santa Maradona e si cuce addosso un personaggio cool e scemo allo stesso tempo: l’economista esperto di numeri con la passione per il gioco.
Tra le sue più recenti interpretazioni ricordiamo I Due Papi, produzione internazionale con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce, Easy – Un viaggio facile facile di Magnani, A Tor Bella Monaca non piove mai di Marco Bocci, Cambio tutto! di Guido Chiesa, Fortuna di Nicolangelo Gelormini, Una relazione di Stefano Sardo e il suo ultimo film, Takeaway, di Renzo Carbonera, uscito nel 2022.
Piccoli ruoli dove faceva sempre la differenza, come per tutti i grandi attori.
Il cinema italiano saluta dunque con dolore “Picchio” (così si faceva affettuosamente chiamare), consapevoli di aver perso un prezioso e raro talento. “Libero” lo era davvero e tutti noi non possiamo che ripetere, come diceva il suo Bart in Santa Maradona, «che tristezza».