Ligabue in sala con 30 anni in un giorno: «Il cinema? Il mio ‘perché no’ più sconsiderato»

Ligabue e Marco Salom raccontano il mega-concerto di Campovolo 2022 in "30 anni in un giorno", nelle sale dal 20 al 22 marzo

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«Immagina qualcosa di cui non puoi fare a meno nella vita, e poi immagina che quella cosa ti venga tolta per tre anni. Ecco, Campovolo 2022 è stata l’esplosione di tutta la frustrazione, l’ansia e l’impazienza accumulate in pandemia». Sono momenti che Luciano Ligabue non scorderà mai quelli vissuti il 4 giugno 2022 alla RCF Arena di Reggio Emilia davanti ad oltre 100 mila fan e che ha voluto far rivivere sul grande schermo nel film musicale 30 anni in un giorno, in sala come evento speciale il 20, 21 e 22 marzo con Vision Distribution.

 

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Realizzato in 5 giorni di riprese, il film diretto da Marco Salom ripercorre le emozioni del live e i retroscena delle ore antecedenti all’evento con interviste esclusive allo stesso Liga, ai suoi compagni di band e ad alcuni suoi grandi ospiti, tra cui Francesco De Gregori, Elisa, Loredana Bertè, Eugenio Finardi, Gazzelle e Mauro Pagani. E ovviamente al protagonista più grande, il pubblico di Campovolo. Per il concerto della ripartenza, Ligabue non poteva non ricominciare da qui, il suo luogo ‘sacro’, il posto dove ha sempre festeggiato le tappe più importanti della carriera. «Tra tutte quelle vissute, questa era la più sovraccaricata. Era il primo concerto della riapertura e la gente aveva bisogno di tornare a sentirsi viva. Quanto io sia grato alla vita l’ho capito in quei due anni in cui sono stato fermo e volevo che anche il pubblico potesse sentire quella stessa liberazione».

E proprio il pubblico, ammette Ligabue, è stata la cosa a colpirlo di più dopo la visione del film in sala per la prima volta: «li ho visti davvero, tutti. Non solo le prime file. 30 anni in un giorno vi assicuro che non ci stanno, ma sia quel concerto sia questo film restituiscono gran parte della nostra storia. È un film con un lieto fine, ma ha anche un lieto inizio: quindi è lieto dall’inizio alla fine».

Una lietezza che il rocker di Correggio ha voluto, nonostante i suoi trascorsi da regista (nel 1998 con Radiofreccia e nel 2018 con Made in Italy), affidare alla regia di Marco Salom, suo storico collaboratore di videoclip. «Andare sul palco e girare un film sono due mestieri molto diversi – spiega Ligabue. – Ci mancava solo che dovessi progettare anche il film di questo concerto! Marco è stata la mia vittima predestinata perché doveva strappare il massimo in quei giorni, quando io non volevo avere nessuno intorno. Si è beccato parecchi miei ‘vaffa’ affettuosi».

Marco Salom, Luciano Ligabue e il direttore di Ciak, Flavio Natalia a moderare l’incontro stampa

Ma il cinema, insieme alla musica, continua a restare una grande passione del Liga, che chissà, forse tra qualche anno potrà anche chiudere la sua personale trilogia: «il cinema mi ha messo di fronte al mio più sconsiderato “perché no”: quello di dirigere un secondo film. Per quanto avessi studiato la didattica e programmato ogni inquadratura, passare dalla teoria alla pratica non è la stessa cosa». Ciò che è sicuro, è che non lo vedremo recitare come attore, anche se una proposta era pure arrivata: «A quel ‘perché no’ ho resistito – racconta ridendo – Se c’è una cosa che so di non saper fare è recitare. Quando faccio i videoclip, se ci fate caso, cammino e basta! Prima di fare Radiofreccia avevo quasi ceduto ad una proposta di Marco Tullio Giordana che mi chiese di interpretare un ex carcerato. Lo apprezzai molto, ma gli dissi: “Non sai quanto è meglio che io non lo faccia!”».

Tonando alla musica, invece, presto lo rivedremo salire sul palco, il 5 luglio a Milano e il 14 a Roma, date sulle quali ha già fatto partire il countdown. «Quanto manca? Non vedo l’ora».