M. Il figlio del secolo, Luca Marinelli a Venezia 81:«Mussolini, il ruolo più doloroso della mia vita»

La serie Sky dal romanzo di Antonio Scurati sarà disponibile nel 2025

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Luca Marinelli

Interpretare Benito Mussolini è stato il lavoro che maggiormente ha messo alla prova sul piano professionale ed etico Luca Marinelli, protagonista della serie Sky M. Il figlio del secolo, presentata Fuori Concorso alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, diretta da Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, 2005, Espiazione, 2007, e L’ora più buia 2017).

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“Credo che per fare questo lavoro onestamente sia fondamentale sospendere il proprio giudizio sul personaggio, ma rispetto alle mie convinzioni antifasciste farlo per quei sette mesi è stata una delle cose più dolorose  che io abbia mai fatto nella mia vita. Ho pensato però che fosse l’approccio più onesto per tentare di avvicinarmi a questa persona”, dice Marinelli alla presentazione della serie alla Mostra del Cinema.

L’autore Antonio Scurati

M. Il figlio del secolo è tratta dall’omonimo libro di Antonio Scurati che narra l’ascesa di Mussolini e del movimento fascista. Secondo lo scrittore la serie, che lui considera cinema puro, è la naturale prosecuzione della sua opera. “Era fondamentale raccontare il fascismo con uno sguardo nuovo, ma sempre antifascista per tutti. Il film conserva questa vocazione a rappresentare in forma nuova, coinvolgente e mobilitante delle coscienze dei lettori e degli spettatori per far conoscere e capire loro quale seduzione potente avesse suscitato il fascismo 100 anni fa e far provare ripulsione nei confronti di questo”.

Sebbene il linguaggio cinematografico di Joe Wright e la sceneggiatura di Stefano Bises e Davide Serino abbiano aggiunto al racconto di Scurati e al fedele resoconto storico tratti estetici peculiari che, con una raffinata combinazione di riprese, ambienti e musiche, conferiscono un ritmo avvincente, la vocazione della serie rispetta perfettamente quella del romanzo. “Credo che lo spettro del fascismo si aggiri ancora per l’Europa, ma non sono stato io ad evocarlo con il romanzo, né Joe con il film, sono altre forze storiche altri soggetti ad evocarlo. Ciò che l’arte democratica e antifascista può fare è disperderlo è fugarlo”, sottolinea Scurati.

Il regista Joe Wright

Ciò che caratterizza M. Il figlio del secolo è un linguaggio diretto, assai decifrabile, ma inserito in un contesto estetico curato e funzionale specialmente nella scelta, solo apparentemente insolita, delle musiche composte da Tom Rowlands dei The Chemical Brothers.  “Volevo trasmettere come potesse essere la vita a quell’epoca – dice il regista Wright – ma ho capito che usare la musica di quel periodo sarebbe stato troppo vecchio stile. Ho concepito un’estetica che fosse una mescolanza tra quella del grande regista ucraino Dziga Vertov, lo Scarface di Howard Hawks e la cultura rave degli anni ’90. Tutto questo è diventato una sorta di collage tra il bianco e nero e il colore acido con momenti musicalmente drammatici. Abbiamo soprattutto lavorato per creare ritmo che convogliasse lo spirito, l’energia, la rivoluzione, il dinamismo e anche la paura di quel periodo”.

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