Marco D’Amore racconta Security: «È un film sul nostro malessere» — Intervista

L’attore e regista napoletano parla di Security, della quinta stagione di Gomorra - La serie e del suo secondo romanzo, Vesuvio

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Per Marco D’Amore Security è un film «storto, ambiguo, contorto», che non parla solo del prezzo della sicurezza. «Amidon e Chelsom con grande sapienza hanno utilizzato questo tema per mascherare un malessere più generale che serpeggia subdolamente nelle comunità e che in questo film si manifesta nelle persone anche in maniera fisica. Nel caso del mio personaggio – spiega l’attore a Ciak – nell’insonnia. “Security” è un film di ossessioni e malesseri della vita che mi ha fatto venire in mente una frase di Kierkegaard: la vita non è un problema, ma un mistero da risolvere». 

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Il film è stato girato poco prima del lockdown e, secondo D’Amore, è molto contemporaneo: «Parla di noi, di quello che ci è accaduto in questo ultimo anno, quando le persone hanno scoperto chi erano i loro vicini di casa uscendo sul balcone. Alla fine del film, dico con voce fuori campo: ‘È triste quando una comunità si riunisce solo quando succede una tragedia. Quando le persone escono dalle loro fortezze solo per condividere il loro dolore, per ammettere le loro paure’. Questa è la magia profetica della letteratura, del cinema, dell’arte in generale».

Valeria Bilello e Marco D’Amore in una scena di ‘Security’

Da “regista in erba”, D’Amore ha cercato di rubare sul set la grande esperienza di Chelsom: «Peter è un essere umano che sa raccontare attraverso le immagini, e in modo raffinato, una storia. Ha saputo girare un film difficile dal punto di vista della narrazione». L’attore ha da poco concluso le riprese della quinta e ultima stagione della serie di successo di Sky Gomorra, che, da protagonista e in parte regista, descrive così: «un’esperienza professionale e umana, durata nove anni, che mi ha ribaltato la vita». Nel suo lavoro dice di non sentirsi, però, “immortale” come il suo Ciro Di Marzio: «Questo è un mestiere sempre in grande disequilibrio. Solo il teatro per me è immortale».

Lo scorso 18 maggio è uscito il suo secondo romanzo, Vesuvio (edito da DeA), scritto insieme a Francesco Ghiaccio. Una storia per ragazzi ambientata a Napoli su due 13enni figli dei boss più potenti della città, rivali tra loro. Chissà che non possa diventare un film. «Vedremo se avrà una storia anche cinematografica. Noi lo speriamo».