Maria Montessori, la regista Léa Todorov: «Jasmine mi ha fatto amare Maria»

Léa Todorov parla della prova d’attrice di Trinca nel ruolo della pedagogista, dal 26 settembre al cinema

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Jasmine Trinca e Raffaelle Sonnevil- le-Caby, Maria Montessori

Fin dalle prime bozze della sceneggiatura di Maria Montessori – La nouvelle femme, dal 26 settembre in sala per Wanted Cinema, la regista Léa Todorov aveva pensato a Jasmine Trinca per il ruolo della grande pedagogista (vissuta tra il 1870 e il 1952) che ha dato il suo nome al celebre metodo di apprendimento. E l’intuizione della cineasta (al suo primo lungometraggio di finzione dopo diversi documentari, come Sauver l’humanité aux heures de bureau e Utopie russe) si è rivelata felice.

Perché l’interprete pluripremiata de La meglio gioventù, Fortunata e Un giorno devi andare (vista quest’anno nelle serie Supersex e La Storia, con cui ha vinto un Ciak d’oro 2024) ha dato un contributo fondamentale: “Jasmine mi ha fatto amare Maria – confessa Todorov – Quando stavo scrivendo, non avevo molto amore per lei come personaggio. La trovavo dura e autoritaria e alcuni elementi della sua biografia mi sembravano incomprensibili. Volevo quindi prendere le distanze da lei, mostrare le sue ambiguità e ambivalenze”. Ma la performance di Trinca l’ha resa semplicemente una figura viva e vera, “aldilà del bene e del male”.

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Nel biopic (prodotto da Geko e Tempesta, vincitore del Premio Émergence e presentato in diversi festival, tra cui la 60ma Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro) Maria Montessori ci viene mostrata quando, all’inizio del Novecento, lavorava in un istituto di logopedia con bambini disabili e neurodivergenti (ma all’epoca, ricorda la regista, venivano semplicemente chiamati “’idioti’ o ‘deficienti’”), sperimentando con loro quello che sarebbe diventato il suo metodo. Ma è anche il periodo in cui la donna deve affrontare un evento delicato, la nascita di un figlio fuori dal matrimonio. Interessata ad approfondire questo aspetto, Todorov mette la protagonista a confronto con un’altra madre, la cocotte parigina Lili (Leïla Bekhti), che si rivolge a Montessori sperando possa aiutare la figlia disabile Tina.

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Quest’ultima (come gli altri giovanissimi ospiti dell’istituto) è interpretata da una vera bambina con bisogni educativi speciali, Raffaelle Sonnevil- le-Caby: “La sua intensità riflessiva – racconta la regista – il suo modo di stare con noi e dentro di sé ci hanno travolto. È una bambina iperintelligente, che capisce tutto, è molto presente al mondo, ma ha un modo diverso di percepire i segnali sensoriali. Durante le riprese, abbiamo posto molta enfasi sulla distanza tra il suo ruolo e sé stessa, e lei ha davvero messo insieme il suo personaggio con noi”.

Todorov, a sua volta, attinge alla propria esperienza autobiografica, avendo lei stessa una figlia neuroatipica. E si augura che il suo film possa sensibilizzare sul tema dell’inclusione: “Invisibili per molto tempo, spesso ostracizzati, è ora di dare alle persone con neuropatia o disabilità il posto che spetta loro nel cuore della società. In questo senso, credo che qualsiasi iniziativa che contribuisca a cambiare il nostro modo di vedere le cose sia benefica”.