Il suo ultimo film, Unlucky to love you (Sfortunato ad amarti), è uscito a dicembre, in lingua inglese ed è disponibile su Prime Video. Ma di lungometraggi all’attivo ne ha ben otto, e il nono è in arrivo, da girare in estate nel teramano.
Mauro John Capece, 50 anni, vanta una lunga presenza negli Usa dove ha appreso l’arte della regia ed è una figura atipica nel panorama cinematografico italiano: «Lavoro – svela – in modo indipendente. Con il passare del tempo sento che riesco a raccontare sempre meglio le storie. Il mio è un cinema d’autore che vuole far riflettere e che spazia tra love story e thriller». Abruzzese, figlio del sindaco di Alba Adriatica, Capece ha vissuto per vent’anni negli Usa. AncheSeLiOdio è il titolo del film che si accinge a girare, un family drama scritto da Corinna Coroneo, per Bielle Re, dove vengono toccate tematiche del vivere quotidiano. «Sono pronto anche alle riprese – afferma – de La soprano italiana, sulla difficoltà di intraprendere un percorso artistico onesto nel mondo di oggi».
Per Capece il cinema deve affrontare i grandi interrogativi del vivere: «Credo – sostiene – che un regista abbia il dovere di intrattenere ma anche di far discutere e di sollevare quel velo di ipocrisia su alcune questioni cruciali, socialmente rilevanti». Dal suo angolo visuale, sospeso tra l’Italia e gli Usa, il 50enne regista avverte la necessità di «avviare una seria riflessione sul futuro del cinema italiano». Un ruolo, quello del cinema, che non ha niente a che fare, nella visione di Capece, con quello che gli viene attribuito sempre più spesso nel dibattito pubblico: «Non credo – sottolinea – che il futuro dell’industria cinematografica debba, per forza di cose, adeguarsi ai tempi che viviamo, con produzioni talmente brevi da poter essere proiettate, per dire, su Tik Tok o sui social. Ecco penso che una cosa del genere non sarebbe utile per il settore. Non vorrei che, così facendo, si limitassero le opere di qualità e quindi i talenti che, in Italia, hanno sempre mostrato capacità importanti. E, cosa se possibile ancora più grave, temo che si possano azzerare le emozioni che, da sempre, il cinema, quello vero, sa regalare». L’augurio è per Capece che tutto questo resti solo un’ipotesi: «Vi immaginate – aggiunge, utilizzando la chiave della provocazione – grandi professionisti come Sorrentino, Tornatore o Bellocchio costretti a limitare la propria visione cinematografica in pochi minuti? Un non sense».
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Capece si dice anche preoccupato dalla «nuova tendenza introdotta dalla nuova legge che regola la materia del Tax credit, il cosiddetto credito d’imposta. Questo viene sì rafforzato ma aumentano i ‘paletti’. Il rischio è che, oltre le intenzioni del legislatore,si finisca con il rendere più difficile ai giovani talenti di emergere, riducendo il bacino dal quale pescare nuove idee». Mauro John Capece
Ma ci sono altri aspetti della nuova legge sul cinema che mettono in allarme Capece, ad esempio la quota riservata alle produzioni straniere: «La ratio della norma – continua il regista – è di attrarre nuovi investimenti. Ma mi chiedo se questa intenzione si concretizzerà poi nella realtà. La mia preoccupazione è che invece quelle produzioni, alla fine, lasceranno sul territorio soltanto qualche spicciolo, inaridendo ancora di più il settore. Se ciò dovesse accadere, rischieremmo un appiattimento culturale che, di fatto, renderebbe inerme il cinema italiano. La fortuna – conclude – è che comunque, leggi o non leggi, esiste ancora un movimento che, al di là dei bandi pubblici, ha qualcosa da dire. Il mio sforzo è di lavorare con produzioni illuminate e di andare in questa direzione».