A due anni dal sorprendente X: A Sexy Horror Story di Ti West, e dopo la ‘premessa’ del Pearl presentato a Venezia 79, finalmente arriva MaXXXine, l’attesa conclusione della anomala trilogia del regista attualmente su Prime Video con la serie Loro (Them). Un slasher dal sapore vintage targato A24 – quelli di Hereditary, Midsommar, The Witch, The Lighthouse e Talk to Me – e ricco di sfumature e riferimenti – al cinema dal 21 agosto, distribuito da Lucky Red e Universal Pictures International Italy – che nel concludere la vicenda iniziata nel Texas del 1979 ci porta nella Hollywood dei favolosi ed edonistici anni ’80 per quello che è già diventato un ‘neo cult’. Grazie anche alla presenza di Elizabeth Debicki, Michelle Monaghan, Bobby Cannavale, Halsey, Lily Collins, Giancarlo Esposito e Kevin Bacon al fianco della protagonista (e ora anche produttrice) Mia Goth.
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IL FATTO:
Hollywood, anni ’80. Lasciati alle spalle i fatti accaduti nella fattoria degli anziani Howard e Pearl, Maxine Minx oggi viva a Hollywood, dove sopravvive tra localetti equivoci e come star di film per adulti, in attesa che arrivi la grande occasione per dimostrare al mondo le sue qualità di attrice. Entrata nelle grazie della regista Elizabeth Bender (Debicki), sarà lei la protagonista dell’horror The Puritan II, la cui produzione rischia però di essere complicata da un misterioso assassino che sta dando la caccia alle stelle di Hollywood. Una scia di sangue che rischia di raggiungere anche lei – come anche uno strano detective sulle sue tracce (un Bacon alla Jack Nicholson di Chinatown) – e di rivelare il suo oscuro passato.
L’OPINIONE:
Dalle stalle (del Texas) alle stelle (del Sunset Boulevard), con un pizzico di cinefilia e un “intervento divino” molto diverso da quello che muoveva i Blues Brothers nella loro missione, il percorso di Maxine arriva al termine – visto che il desiderio di Ti West di passare ad altro sembra smentire le possibilità di “ripartenza” delle quali si era parlato – con una conclusione della trilogia a suo modo coerente, per quanto di primo acchito più convenzionale del film iniziale.
Per il contesto, per il tipo di sviluppo e per lo stile scelto, molto anni ’80 (e per una volta questo tipo di omaggio a una autorialità che fu non si accompagna a povertà formale e approssimazione, come in certi esempi anche nostrani). Un decennio nel quale il prologo ci piomba, nel bene e nel male, con le prime note di una colonna sonora perfettamente calibrata e funzionale, dagli ZZ Top a Kim Carnes, passando per i Frankie Goes to Hollywood, che sarebbero bastati da soli a regalare al film l’atmosfera giusta, un po’ alla Omicidio a luci rosse di Brian de Palma.
Citazioni e riferimenti
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Assolutamente e inevitabilmente il primo capitolo, il X: A Sexy Horror Story del quale questo è un sequel diretto, ma anche il Pearl che funge da utile premessa. E perché no, anche lo Psycho di Alfred Hitchcock datato 1960, che vi permetterà do cogliere – e godere – al meglio una delle citazioni più evidenti e divertenti del film.