L’anno scorso furono una maratona dei suoi film e diversi omaggi a celebrare il compleanno di Monica Vitti, scomparsa poi nel febbraio del 2022 a soli tre mesi dai suoi 90 anni. Un anno dopo, è la Casa del Cinema a dedicarle una serata speciale riproponendo il doc Vitti d’arte, Vitti d’amore di Fabrizio Corallo (visto in anteprima alla scorsa Festa del Cinema di Roma) e con l’incontro successivo dedicato al libro di Laura Delli Colli, “Monica. Vita di una donna irripetibile“ (edito da Rai Libri), che ha visto la partecipazione di volti noti e amiche dell’attrice-icona del grande cinema italiano, da Chiara Ferrara e Carolina Crescentini a Pino Quartullo, Silvia Scola, Roberta e Luca Manfredi, Simona Izzo, Elisabetta Villaggio, Nicoletta Ercole e Valentina Di Palma, figlia del direttore della fotografia Carlo Di Palma, a lungo al suo fianco, dopo la storia d’amore con Michelangelo Antonioni e prima di quella con Roberto Russo, sposato nel 2000 – dopo diciassette anni di fidanzamento – e rimasto al suo fianco fino alla fine.
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Convinta da Sergio Tofano a rivolgersi alla commedia, grazie alla quale viene riconosciuta come la quinta dei famosi “quattro colonnelli” del cinema italiano (Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi), la Vitti è spesso stata raccontata attraverso la sua incredibile carriera, e i tanti film che ne hanno mostrato la duttilità, come anche nel classico Gremese del 1987 sempre della Delli Colli, che del suo nuovo libro pubblicato a maggio 2022 dice:
“Nasceva un po’ dai suoi 90 anni che arrivavano, ma anche dalla voglia di risarcirla per il lungo silenzio. Mi dispiaceva che il libro precedente fosse rimasto così legato a un momento e concentrato sul cinema, e mi è venuta la voglia di raccontare lei, la sua biografia”.
E i tanti ricordi emersi dagli appunti raccolti nella Primavera del 1986, anno del Francesca è mia di Roberto Russo, film che precedette lo Scandalo segreto da lei diretto nel 1990 e che resta la sua ultima apparizione sullo schermo (quella in pubblico risale al 2002).
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“All’epoca quando mi chiese di fare questo libro, me lo mandò a dire dall’editore che in una rosa di nomi aveva scelto me, giovane cronista di Repubblica che era già stata da lei per intervistarla e mi leggeva. Era una specie di monumento e mi ricordo che salivo quelle scale con il cuore in gola come se andassi a un esame, come racconto nel libro”… e come si vede già dall’introduzione:
Tutti i giorni, “tranne sabato e domenica”, al Fleming, nella casa dove viveva con il suo Roberto, sotto a quella di Antonioni. “L’avevano divisa in due appartamenti, lei lo sentiva camminare e mi diceva ‘senti, si è riposato e ora si alza, sta andando nella stanza dove ora inizia a disegnare’…” – continua la presidente del Sindacato dei Giornalisti Cinematografici Italiani, per anni firma degli Spettacoli di Repubblica e poi presidente della Fondazione Cinema per Roma. – L’unico patto era che lei non voleva assolutamente che registrassi, per cui io dovevo prendere qualche appunto e poi quando uscivo da lì scrivevo in fretta tutto quello che mi ricordavo”.
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“Ho avuto il privilegio di avere questa confidenza – aggiunge Laura Delli Colli. – Non direi mai di esser stata sua amica, però credo sia stato un rapporto molto delicato e molto divertente”. “Che racconto negli aneddoti nati dalla frequentazione di casa sua, un quadro assolutamente privato in cui sono venute fuori tutte le sue manie, un ritratto di una persona e delle cose che effettivamente non si conoscono di lei – a partire dall’infanzia, nel 1945. – Come una bambina degli anni ’30, nata in una famiglia conformista, dove il palcoscenico era considerato la polvere che corrode l’anima, scopre la voglia di fare teatro e a 14 anni inizia a scappare da casa per andare a fare spettacoli con una filodrammatica“. Quella di via Piacenza, dove conquistò tutti come duchessa Anna nel “La nemica” di Dario Niccodemi, e dove mosse i primi passi l’avventura di una donna straordinariamente affascinante nella sua bellezza imperfetta oltre il tempo e le mode, talentosa, anticonformista, colta e spiritosa, eternamente e meravigliosamente unica.
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Un’abitudine ormai antica, ma ancora – e sempre più – attuale, che è un piacere rileggere e rivivere. Dal rito del gelato al limone, “quello siciliano, con la scorzetta” “che ci ha legate” da quando “un giorno mentre uscivo dal giornale mi chiese ‘che strada fai? Passi per i Parioli?’ – racconta l’autrice. – ‘Lo conosci…’ e mi fa il nome di un gelataio… Era pazza di quel gelato al limone in particolare. Era già una Primavera molto calda e tutto è iniziato con questo gelato al limone, diventato un modo per sciogliere anche il rapporto. Ormai non ce lo dicevamo nemmeno più, io portavo la vaschetta e lei mi faceva trovare il caffè…”.
“Ma l’aneddoto più carino, è quello sulla parte biografica, l’unica che ha contestato – svela la Delli Colli, – quando a un certo punto mi disse: ‘va tutto bene, a parte questo… Capisco dire nata a Roma il 3 novembre, ma di questo 1931 che gliene importa al lettore? Senti come suona meglio: nata a Roma il 3 novembre, scorpione‘ Questo ‘virgola scorpione’ mi ha fatto molto ridere, però alla fine ci ho scritto 1931“.