Monterossi, la serie crime italiana con Fabrizio Bentivoglio che non teme confronti

Da oggi in esclusiva su Prime Video la serie tratta dalle opere di Alessandro Robecchi e diretta da Rohan Johnson.

0

Dagli acclamati romanzi di Alessandro Robecchi arriva oggi su Prime Video la serie Monterossi, un crime tutto italiano dalle venature ironiche. La serie, che vede Fabrizio Bentivoglio nei panni di un autore televisivo trasformato per caso e per necessità personale in investigatore, è scritta da Roan Johnson, che ne ha curato anche la regia, con lo stesso Robecchi e Davide Lantieri. Tra gli altri interpreti al fianco di Bentivoglio in Monterossi ci sono: Diego Ribon, Donatella Finocchiaro, Martina Sammarco, Luca Nucera, Tommaso Ragno, Bedlù Cerchiai, Beatrice Schiros, Marina Occhionero, Maurizio Lombardi, Gabriele Falsetta, Ilir Jacellari, Maria Paiato, Michele Bravi e Carla Signoris in un ruolo sorprendentemente graffiante e provocatorio.

LEGGI ANCHE: Amazon Prime Video, le novità di gennaio

Monterossi, la storia

“Monterossi” una scena

Le avventure di Carlo Monterossi iniziano con un mancato incontro con la morte, da cui il protagonista viene salvato solo dal caso. Questa pericolosa ma fortunata circostanza spinge l’autore televisivo di successo ad indagare su quanto accaduto, parallelamente alla polizia, insieme ai suoi due giovani assistenti di scrittura, Nadia e Oscar. Al tempo stesso Monterossi coglie l’occasione per fare anche dei bilanci sulla sua vita: l’amore, il ricordo di una donna che se n’è andata, il suo lavoro di autore tv, la sua fama. Tra crisi di coscienza, voglia di andarsene e un desiderio imprescindibile di giustizia, Monterossi dovrà confrontarsi con una coppia di killer colti e professionali, due zingari in cerca di vendetta, alcuni collezionisti e contrabbandieri di souvenir nazifascisti, incredibili scambi di persona, una donna che sembra vissuta più volte e un passato crudele che ritorna e lascia dietro di sé indecifrabili indizi.

Monterossi, le parole dei protagonisti

“Monterossi” il cast

Se non ci fossero stati i romanzi di Robecchi alla base, questa serie, a raccontarla, non si direbbe che avrebbe potuto funzionare, sembra veramente il calabrone che non può volare – ha spiegato il regista Roan Johnson in conferenza stampa -. Questo mix strano e assurdo di toni, questa mescolanza di crime e ironia con il tentativo di scavare nei paradossi dei sentimenti umani, nei romanzi funziona davvero. Non ci sono altre serie a cui mi sento di paragonarla, è davvero qualcosa di unico”.

L’autore dei romanzi di successo da cui la serie è tratta, Alessandro Robecchi, che ha partecipato anche alla stesura della sceneggiatura della serie, ha aggiunto: “Il crime è un genere che sta prendendo piede, ma credo che ciò che più conta per una storia raccontata bene, come ha fatto Rohan, è che assomigli alla vita vera e non ne faccia una caricatura”.

Fabrizio Bentivoglio che ha interpretato con straordinaria naturalezza Carlo Monterossi ha raccontato in che modo questo personaggio gli somiglia: “Milano, la mia stessa generazione, la passione per Bob Dylan, essere dell’Inter: ci sono molte cose che mi avvicinano a Monterossi. C’è una definizione di Alessandro Robecchi che fotografa perfettamente il personaggio: “Un vincente involontario innamorato dei perdenti“; in questo mi riconosco molto. Ho voluto che sembrassimo la stessa persona”.

Il regista ha poi simpaticamente spiegato in che modo lui e Davide Lantieri hanno lavorato alla stesura della sceneggiatura: “La scrittura di Robecchi è molto cinematografica. Il nostro lavoro qui è stato prima di tutto sul nostro ego, cioè non aggiungere cose in più che sarebbero andate a minare dei meccanismi narrativi originali: praticamente non abbiamo fatto nulla!”.

Johnson, che ha già lavorato alla versione televisiva dei romanzi di Camilleri e di Malvaldi, ha precisato: “Abbiamo aggiunto i sogni, il problema dell’amore di Monterossi e poco più. Fondamentalmente ci sono due grossi protagonisti in questa serie: una è Milano e l’altro è Bentivoglio, che si scontrano. Tra loro c’è un amore e odio, il personaggio di Monterossi è innamorato di Milano, ma è anche in conflitto con la una città che non riconosce più, perché la modernità lo assedia”.

E del personaggio di Monterossi il regista ha raccontato: “È nel posto sbagliato, sia perché gli vanno a sparare in casa, sia perché lui indaga su Milano, sul crimine, ma soprattutto su se stesso e su questo divario e conflitto che c’è fra un mondo nuovo, di cui non capisce più il senso, e i suoi valori”

Johnson ci tiene a sottolineare che questa prima stagione è composta da 6 episodi, ma in realtà si tratta di due gialli distinti: “I primi tre episodi sono tratti dal romanzo “Questa non è canzone d’amore” e gli altri tre invece da “Di rabbia e di vento”. Sono due storie distinte, ma i personaggi ci accompagnano durante tutta la stagione”.

Carla Signoris in “Monterossi”

Altra grande interprete della serie è Carla Signoris nei panni insoliti per lei di una nota presentatrice televisiva, Flora. Signoris ha raccontato di lei: “Il personaggio di Flora cresce negli ultimi due libri e alla fine viene rapita e io non vedo l’ora di essere rapita! Flora è un personaggio che rappresenta tutto il cinismo della televisione che conosciamo bene. Ho adorato interpretare questo personaggio perché è l’esatto opposto di quello che sono io e questa è una delle cose più divertenti del fare l’attore”.

Con l’esilarante piglio satirico che la contraddistingue, Signoris ha poi commentato a proposito di Flora: “È un personaggio falsamente accogliente e mieloso davanti alla telecamera, ma si rivela essere una iena in redazione. Davanti ad un caso umano difficile la sua domanda è sempre: ma è fotogenica? Perché è questo che le interessa”.

Flora incarna secondo Signoris un certo tipo di televisione attuale: “Credo che Flora sia uno specchio anche del nostro atteggiamento rispetto alla vita: siamo diventati molto cinici e la televisione ci rappresenta. Credo che questo cinismo sia anche nei telegiornali. Guardiamo molto gli ascolti: se una cosa è sufficientemente truculente fa più ascolto. Credo che la televisione oggi sia molto di chiacchiera, mentre la televisione scritta è molto pensata e quando dietro la risata c’è anche una riflessione si vede”.