Cont-Act: filmare i tempi d’inquietudine

L'Università IULM lancia un’iniziativa suggestiva rivolta a tutti che invita a raccontare, filmare e fotografare "per tenere a bada la paura"

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Gli oggetti “salvifici” che ci aiutano a tenere vivo l’umore e a farci sentire meno soli. Le finestre che dividono un dentro e un fuori, ma che ci consentono anche di osservare ancora l’esterno, mai così remoto, vuoto e distante. Infine le maschere, le mascherine, i guanti, le protezioni – quasi da cinema fantahorror – che indossiamo per uscire e per non essere troppo esposti al pericolo incombente.

Queste le tre linee narrative suggerite per raccontare l’emergenza che stiamo vivendo dal progetto Cont-Act proposto dall’Università IULM.

In questo tempo di pandemia e reclusione forzata quanto necessaria, l’Università milanese lancia un’iniziativa suggestiva e interessante «per comunicare l’inquietudine e tenere a bada la paura».

Cont-Act (o Artefatti comunicativi terapeutici) è un progetto rivolto a tutti – studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo, cittadini, naviganti della rete – per comunicare attraverso brevi video (da girare in verticale, durata massima 50 secondi) o immagini fotografiche (scattate ad hoc o reperite sul web) il momento simil-apocalittico che stiamo attraversando. 

Se ogni cosa sembra forzatamente allontanata dai nostri occhi, dobbiamo cercare di vedere con un nuovo sguardo, ridefinire la percezione di una quotidianità altra per riuscire a esorcizzare la paura.

Osserva il Rettore Gianni Canova: «L’emergenza che stiamo vivendo ha bisogno di essere raccontata. Perché il modo in cui l’esperienza viene narrata e comunicata è fondamentale nel determinare la percezione che ne abbiamo e la risposta – individuale e collettiva, intima e sociale – che siamo in grado di elaborare. Con l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti un luogo virtuale in cui dare forma alle esperienze legate alla pandemia, IULM invita tutti a partecipare a una narrazione collettiva che testimoni questi giorni bui quando la minaccia e la paura saranno finite.».

Per studiare modalità di partecipazione e realizzazione dei lavori, per approfondire le tracce narrative proposte (Survival Things, Windows, Masks) vi invitiamo a leggere le linee guida al sito https://www.iulm.it/it/news-ed-eventi/news/contact-contest

I lavori andranno inviati via mail a [email protected]

I materiali migliori verranno pubblicati con la firma dell’autore sulla pagina Instagram @contact_iulm e resi disponibili a tutti. È possibile partecipare a più di una proposta, anche a tutte e tre. 

Conclude il Rettore Canova: «Una volta raccolti tutti questi sguardi, e superata la tragica emergenza in corso, sarà giusto e importante ritornare a guardare dove ci siamo affacciati. Festeggeremo la fine dell’emergenza trasformando questi materiali in artefatti comunicativi terapeutici: una mostra fotografica, una videoinstallazione, un film corale.».

Nell’attuale reclusione forzata, nella distanza di sicurezza che dobbiamo tenere gli uni con gli altri, e viste le protezioni di cui dobbiamo munirci, l’unico modo per tornare a “non avere filtri” forse è proprio raccontare, filmare e fotografare il presente difforme e inimmaginabile fino a poco tempo fa.

Augurandoci che le immagini raccolte siano al più presto solo il racconto di un cupo passato e in attesa di un migliore futuro.

Scriveva Albert Camus (in La peste, ed. Bompiani): «…I prigionieri della peste si divincolarono nei limiti del possibile… non vi erano più destini individuali ma una storia collettiva, la peste, e dei sentimenti condivisi da tutti…».