Golden Globes 2019: cosa ci rivelano davvero dei prossimi Oscar

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Perfino Deadline.com, il “New York Times” dei siti cinematografici online, ha cominciato la sua cronaca della 76ª edizione dei Golden Globes Awards 2019 con queste illuminanti parole: “Ricordatevi che i vincitori di stanotte riflettono soltanto la volontà di 93 giornalisti della HFPA, la Hollywood Foreign Press Association”. Come dire che il ruolo di “avvisaglia” degli Oscar (8000 votanti) e degli Emmy, i premi tv (23000) è “un’esagerazione”, per dirla con le parole usate da Mark Twain per commentare le notizie della sua presunta morte. Sono note le critiche rivolte ai Golden Globes, un premio più attento alle celebrity confermate che ai nuovi talenti. E il raddoppio dei nominati spalmati in due diverse categorie (dramma e commedia-musical) non avrebbe altra motivazione che aumentare la potenziale cosiddetta “hype”.

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Testa a testa fra gli attori

Due vincitrici di ieri sera, Olivia Colman, per La favorita, commedia, e Glenn Close per The Wife, dramma, si scontreranno in un micidiale catfight; e dovessi scommettere, i miei 10 euro li punterei sulla seconda, perenne grandissima sconfitta, già arrivata alla sesta nomination: gli Oscar sembrano una migliore Corte di Cassazione dei Globes. 

Anche i due  attori vincitori Christian Bale, consueto camaleonte in Vice, e Rami Malek, esplosiva rivelazione in Bohemian Rhpsody, si affronteranno  faccia a faccia, ma occhio a Willem Dafoe straordinario Van Gogh in Sulla soglia dell’eternità.

La rivincita di Peter Farrelly

Bohemian Rhapsody, dramma, non sembra francamente in grado di bissare agli Oscar il successo di miglior film, mentre Green Book, commedia, sì. Ed è anche una formidabile rivincita per Peter Farrelly, per la prima volta senza il fratello Bobby, ma in passato già autore solitario di raffinati romanzi, niente affatto demenziali come invece i loro film. Tanto che Green Book sembra un “Sensibile & più sensibile” invece che uno Scemo & più scemo.

Ma sulla sua strada potrebbe mettersi di traverso lo straordinario Roma di Alfonso Cuarón, (ieri miglior film straniero e miglior regia) in grado di compiere un storico en plein.

Sarebbe bella anche la vittoria di Black Panther, molto di più di un film di supereroi in questa America dilaniata da un razzismo nemmeno tanto latente.

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Golden Globes 2019: i grandi esclusi

Tornando sul concetto di Oscar come Corte di Cassazione, l’auspicio è che perlomeno le nomination correggano le più clamorose dimenticanze dei Globes: lo splendido Cold War nei film stranieri, la potentissima Toni Colette in Hereditary-Le radici del male e A Quiet Place-Un posto tranquillo, molto più che un semplice horror.

E, perché no?, il ritorno, e probabilmente il definitivo addio, dell’attore Clint Eastwood, minimalista e  gigantesco in Il Corriere – The Mule.

Marco Giovannini