No Time To Die, tutte le donne di Bond

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«La considero un dinosauro misogino e sessista, una reliquia della Guerra Fredda, il cui puerile fascino, sprecato nel mio caso, ha invece colpito la giovane donna da me mandata a valutarla». Queste le parole, con cui M, Judi Dench, si rivolge a James Bond, in GoldenEye nel 1995. Sono passati 26 anni e decine di donne sullo schermo accanto a 007: bionde, brune, rosse, formose o longilinee, a volte con un numero di battute da meno di una pagina di copione, sempre sensibili al fascino dello smoking e di quel Martini agitato e non mescolato. Debolezza e vanto dell’agente con licenza di uccidere. Ma nel 2021 anche James Bond cambia, o cerca di cambiare. Le donne di No Time To Die, il 25esimo episodio della saga, raccontano questo.

Madeleine: la donna che rottama il Bond Casanova. Léa Seydoux torna nel ruolo dell’affascinante psicologa a cui la spia di Sua Maestà non può resistere. È lei a tirare fuori il lato “Baci Perugina” di Daniel Craig. Amata e amante, ha un lato oscuro (come Saga comanda). La vera novità? Non la vediamo mai svestita sullo schermo: anche in camera da letto le camicie da notte sexy lasciano il posto ai magliettoni. Primo segno del cambiamento.

Nomi: nome in codice 007. Se è vero che non siamo pronti a un mondo senza Bond, è vero anche che un’agente doppio zero donna è una rivoluzione ancora più grande. Nomi raccoglie la sfida, e ha il volto di Lashana Lynch. È l’agente migliore, sa essere letale, ma rispetta il protocollo, chiede il permesso prima di esercitare la sua licenza di uccidere, bussa per entrare nell’ufficio di M. Il party della Spectre diventa “il bunga bunga della Spectre”, e il fascino di Bond su di lei non attacca: “Ma cosa farà alle donne?” si chiede stupita Nomi vedendo Madeleine insieme a James. Ma soprattutto Fukunaka con Lashana Lynch, statuaria attrice londinese di origine giamaicana, ha l’ambizione di portare il personaggio nella modernità. È indubbio che vedere due 007 insieme crei straniamento nello spettatore, e lo sa anche il regista. Spesso sullo schermo si scherza sul fatto che quelle tre cifre “sono solo numeri”, ma è chiara la partita di ruoli e generi che si sta giocando in un mondo che è profondamente cambiato. Una precisazione d’obbligo: difficilmente sarà Nomi a incarnare la protagonista della saga d’ora in poi.

Paloma: è la vera Bond Girl. Recluta della CIA fresca di addestramento, è bella, sexy, elegantissima. Seduta al bancone del bar, lascia che sia James a ordinare per lei, ma allo stesso tempo è in grado di mettere al tappeto cinque agenti della Spectre da sola. La giarrettiera è la fondina della pistola, il rossetto un’arma. È ironica, si prende gioco di Bond ma è, come da copione, folgorata dal suo fascino. È di origine cubana come Ana de Armas, l’attrice che la interpreta. L’unica differenza tra le due? Paloma riesce a guidare/lottare/saltare da palazzi in fiamme con un abito dallo scollo vertiginoso che rimane sempre al suo posto, Ana alla première di No Time To Die a Londra è stata tradita da quella stessa scollatura che ha lasciato intravedere il seno. Pare abbia rubato la scena anche a Kate Middleton.

Mathilde: la chiave. La vera missione è portare al sicuro questa bambina di 5 anni interpretata dalla piccola attrice Lisa-Dorah Sonne. Figlia della dottoressa Swann, potrebbe diventare addirittura la protagonista di uno spin-off della saga e la sceneggiatura di questo progetto sarebbe affidata a Phoebe Waller-Bridge. Ma basta uno scambio di battute per capire l’importanza di Mathilde. Madeleine: “Ha i tuoi occhi”. James: “Lo so”.