Nosferatu, una nuova versione diretta da Robert Eggers del vampiro nato per non pagare i diritti sul romanzo a Bram Stoker. Lily-Rose Depp è alla mercè del principe delle tenebre interpretato da Bill Skarsgård.
IL FATTO: Germania, 1833. Ellen Hutter è perseguitata dalla visione di un demone che la desidera carnalmente. Ellen sa che tutto questo non è frutto della sua immaginazione, e lo scoprirà a sue spese il marito Thomas, mandato dalla compagnia immobiliare per cui lavora a far firmare un contratto a un misterioso facoltoso e nobile cliente in una sperduta regione della Romania. Un trucco, che permetterà al Conte Orlok di raggiungere Ellen mentre Thomas è prigioniero nel suo castello…
L’OPINIONE: Robert Eggers è uno dei talenti lanciati dal ciclone A24, la indie major che negli ultimi anni ha rivoluzionato il panorama cinematografico statunitense. Assurto rapidamente alla condizione di regista di culto, grazie al suo esordio The VVitch e poi all’incubo post surrealista The Lighthouse, Eggers si è poi scontrato con la dura realtà quando ha preteso e ottenuto totale libertà creativa anche a uno studio come la Warner Bros, per realizzare l’ambizioso The Northman, film sbagliatissimo e senza neanche il fascino che di solito un progetto fallito riesce ad avere.
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Colpa proprio di chi lo ha creato, perché la politica di A24 di dare ciecamente fiducia ai suoi autori ha portato a un ridimensionamento della fondamentale figura del produttore. Non a caso Nosferatu è un film invece molto riuscito, perché a vegliare sul regista quarantunenne di Lee, New Hampshire, ha pensato Chris Columbus, uno che in carriera ha diretto un paio di film di discreto successo come Mamma, ho perso l’aereo e i primi due Harry Potter e che viene dalla scuola di Steven Spielberg e John Hughes.
Nosferatu è un Eggers in purezza
Con tutti i temi migliori del suo cinema, ma raccontati con coerenza e senza arzigogoli. Opera femminista, come è The VVitch, in cui gli uomini, intesi proprio come maschi, sono proiezioni di poteri logori e corrotti, e in cui il Male si manifesta per quello che è, un’essenza putrida il cui obiettivo primario è corrompere quel poco di buono che è rimasto su questa Terra. A questo si aggiunge il talento visivo di Eggers, quello certo non gli manca, e una narrazione asciutta e non ridondante, con la mano di Columbus che si nota anche in sede di montaggio, dato che Louise Ford, editor di fiducia di Eggers, non ha mai brillato per ritmo e dono della sintesi.
Ottimo anche il cast, soprattutto quello di contorno. Lily-Rose Depp e Bill Skarsgård sono funzionali al racconto e ai loro personaggi, ma sono Hoult, Dafoe e Taylor-Johnson a fare il film, una trinità fatta di capitale, famiglia e scienza, pilastri destinati a crollare miseramente di fronte l’ineluttabilità della carne.
Eggers naturalmente prende anche in prestito qualcosa dal passato cinematografico dei vampiri, ma lo fa con rispetto e rielaborando il tutto secondo la sua personalissima visione. Ben gli riesce, realizzando un horror felicemente classico, a cui non manca nemmeno quella punta d’ironia necessaria per prendersi sul serio al punto giusto.
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Recuperate i due precedenti, di Murnau e Werner Herzog, ma anche un curioso film dal titolo L’ombra del vampiro, ispirato alla lavorazione del capolavoro del muto e che vede Dafoe proprio nei panni dell’attore che interpretò il conte.