Si allarga lo scandalo scatenatosi in Giappone, che ieri aveva visto al centro delle accuse del movimento #MeToo e di alcuni attori e attrici locali il celebre regista Sion Sono, che oggi ha fatto sentire la propria voce. Proprio nel giorno in cui nuove accuse di molestie sessuali colpiscono il produttore Umekawa Haruo, già suo collaboratore in passato.
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Insieme al filmmaker nei film Love Exposure (2008) e Himizu (2011), e più di recente legato al progetto del road movie a tema lesbico Ride or Die su Netflix, contro Umekawa si è scagliato il giornale Bunshun Online, gemello del tabloid settimanale Shukan Bunshun. Che, in attesa di una più ampia indagine (attesa nei prossimi giorni), sarebbe responsabile di aver fatto pressioni su diverse attrici per ottenere favori sessuali in cambio dell’ingaggio nei suoi film.
Una situazione molto simile a quella già denunciata nel caso di Sion Sono, ma anche di altri esponenti del cinema giapponese come l’attore caratterista Kinoshita Houka e il regista Sakaki Hideo. E che sembra davvero confermare un tardivo prolungamento del movimento #MeToo, fino a oggi incapace di scalfire il muro di omertà dell’industria nipponica dell’entertainment.
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Nel frattempo, dopo le rivelazioni dello Shukan Josei PRIME, Sion Sono ha pubblicato sul sito della sua compagnia una dichiarazione, in cui si scusava per “i disagi e i disturbi” causati dal rapporto pubblicato. Negando però la correttezza e la verità di “molti punti” dello stesso e confermando l’intenzione di intraprendere un’azione legale a sua difesa. “Mi rendo conto della mia incoscienza come regista e della mia mancanza di considerazione per le persone intorno a me, – aggiunge il regista – e vorrei riflettere su come comportarmi in futuro”.
fonte: Variety
