44 romanzi e oltre 100 racconti sono il bilancio dei 53 anni di vita del genio di Philip K. Dick, uno dei padri della fantascienza moderna e fonte di ispirazione di molti dei film del genere più amati, da Blade Runner a Atto di forza, da Minority Report a A Scanner Darkly o il The Man in the High Castle diventato una serie per Prime Video. Una figura che non poteva non meritare un approfondimento, come quello del biopic in preparazione, Only Apparently Real.
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Scritto dal quasi esordiente Michael Richter e prodotto da Jon Shestack, il film si baserà sul libro omonimo scritto dall’amico intimo dell’autore Paul Williams. Un profilo, più che una biografia vera e propria, una raccolta di interviste, lettere e aneddoti alla quale si è deciso di attingere per raccontare la bizzarra storia di Dick a partire da una effrazione – mai del tutto acclarata – avvenuta in casa dello scrittore all’inizio degli anni ’70.
Era il periodo in cui era alle prese con il suo quarto divorzio e – pare – con una pesante dipendenza dalle anfetamine quando Dick denunciò il furto di tutti i suoi manoscritti. Un momento chiave, insieme a quello della tragica morte della sorella Jane, che ha certamente influenzato la vita e la produzione dello scrittore, sempre in bilico tra paranoia e allucinazione.
Attualmente impegnato nel thriller sci-fi Old Man’s War per Netflix e sull’adattamento di Free Radicals, di Alice Munro, Shestack ha commentato: “La sua vita era surreale come i suoi libri. Era una persona di alto livello e funzionante e non si sa mai, nemmeno leggendo i suoi diari, cosa è reale e cosa non lo è”.
Si attendono ulteriori aggiornamenti, almeno sul procedere della lavorazione di un progetto del quale non è ancora stata indicata una data di uscita, né potenziali regista o interpreti.
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