Lo scorso anno l’Oscar dell’Animazione era andato a Soul, cartoon che suggeriva una profonda riflessione sul senso della vita, prodotto da Pixar Animation Studios e diretto da Pete Docter e Kemp Powers. Soul è così diventato il primo cartoon vincitore della statuetta che, dopo le anteprime al London Film Festival e alla Festa del Cinema di Roma, fosse uscito direttamente in streaming, arrivando in sala esclusivamente nei paesi dove non fosse operativa la piattaforma Disney+.
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La vittoria quest’anno di Encanto di Jared Bush e Byron Howard (co-diretto da Charise Castro Smith), che prima dell’Oscar si era già aggiudicato il Golden Globe e il BAFTA, è anche un premio alla nuova normalità cinematografica. Il 60° Classico prodotto dai Walt Disney Animation Studios non solo ha confermato lo strapotere dell’Impero del Topo e dei suoi Studios d’animazione, siano questi basati a Burbank (Disney) o a Emeryville (Pixar), ma ha indicato un nuovo possibile percorso distributivo indotto dalla pandemia. Il musical colombiano di realismo magico Encanto, infatti, uscito regolarmente in sala sfidando la variante Omicron lo scorso 24 novembre, è poi approdato anticipatamente se Disney+ il 24 dicembre, riuscendo così a raggiungere un pubblico ancora più vasto e battendo nel gradimento delle giurie dei premi internazionali opere di pur grande valore come Luca e I Mitchell contro le macchine, che avevano però vissuto esclusivamente in streaming.
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Il fatto che le vicende della famiglia Madrigal e della giovane Mirabel, l’anti-eroina protagonista del film, l’unica della famiglia senza poteri speciali, il primo personaggio femminile protagonista di un cartoon Disney a indossare gli occhiali, siano state viste innanzitutto su grande schermo ha permesso al pubblico, così come ai votanti dell’Academy, di ricordare perché servano anni di lavoro per realizzare un cartoon e di godere della qualità suprema di un’animazione raffinatissima. Un discorso a parte merita poi la colonna sonora del film, che ha raggiunto una diffusione virale.
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Basti pensare che la canzone “We don’t talk about Bruno“ (bizzarramente non candidata agli Oscar, visto che del cartoon è arrivata invece in nomination “Dos Oruguitas“) è diventato il brano con il maggior numero di settimane trascorse in cima alla classifica americana nella storia dei Walt Disney Animation Studios. La cosa è tanto più divertente se si pensa che il personaggio di Bruno inizialmente si doveva chiamare Oscar, ma il nome è stato cambiato in corsa, perché avrebbe impedito il contagioso ritornello We don’t talk about Bruno. No!-No!-No!