Pantafa, la recensione dell’horror rurale visto al TFF40

Kasia Smutniak e la piccola Greta Santi sono agli ordini di Emanuele Scaringi

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Pantafa

Dopo la presentazione al Torino Film Festival, dove era l’unico film italiano in concorso nella sezione Crazies, dal 30 marzo Fandango distribuisce nei cinema Pantafa di Emanuele Scaringi. Un horror rurale che il regista di Bangla e La profezia dell’Armadillo affida alla presenza inquietante di Kasia Smutniak, protagonista insieme alla piccola Greta Santi di una storia che affonda le sue radici in una particolare leggenda popolare – diffusa in diverse regioni italiane (Marche e Abruzzo su tutte) – di una creatura, una donna anziana, che si siede sul petto delle sue vittime per rubare loro il respiro.

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IL FATTO:

Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha pensato che un po’ di aria di montagna e di lontananza dalla frenesia cittadina possano giovare alla piccola. La casa in cui si trasferiscono però è tutt’altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro. Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.

Pantafa

L’OPINIONE:

Una “rappresentazione del male”, come la definisce il regista, una delle tante incarnazioni della nostra parte più buia e del “male oscuro che ci consuma quotidianamente e rode ogni nostra piccola sicurezza”. Una “raffigurazione del mostro” che però per prendere corpo ha bisogno dell’atmosfera che immagini e interpretazioni devono creare, ma che in questa pur encomiabile esplorazione del genere horror della Fandango e del regista romano sono un po’ carenti. Interessante lo sfruttamento delle paralisi ipnagogiche di cui soffre la bambina, disturbo del sonno che può portare a stati allucinatori, e le apparizioni della figura spettrale capace di insinuarsi nel vissuto e nelle ansie delle due, ma la suggestione promessa – e suggerita dalla graphic novel Malanotte, La maledizione della Pantafa della Coconino Press – alterna momenti convincenti e pienamente ‘nel genere’ ad altri in cui evidentemente si punta sulla capacità espressiva e di drammatizzazione della Smutniak. Comunque volto adatto a offrire una traduzione delle intenzioni, messe sulla carta dallo stesso autore e dalle sue co-sceneggiatrici Tiziana Triana e Vanessa Picciarelli, di raccontare le nostre paure e la parte di noi che meno sappiamo o vogliamo controllare.

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Da La casa a Dead Snow o Krampus, sono innumerevoli i film che negli anni hanno cercato di spaventarci portandoci in selve oscure e baracche isolate per lasciarci in balia di entità oltremondane o tragende popolari, ma in questo caso – fatte le debite proporzioni – l’unione di ambientazione, soprannaturale e ansia familiare non può non far venire in mente lo Shining di Stanley Kubrick, che invitiamo tutti a rivedere. Sempre.

 

Pantafa

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
pantafa-la-recensione-dellhorror-rurale-visto-al-tff40Italia, 2022, regia Emanuele Scaringi, con Kasia Smutniak, Greta Santi, Mario Sgueglia, Betti Pedrazzi, Mauro Marino, Giuseppe Cederna, Francesco Colella. Durata 105′