Prisma, la ricerca di identità di Ludovico Bessegato: «non una serie teen»

Dopo Skam, il racconto di una realtà più fluida di quanto si veda

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Prisma

A molti continua a non esser chiaro cosa significhi essere “genderfluid” e cosa comporti la ricerca di identità, non solo sessuale, di molti altri (non solo giovani), dunque ben venga Prisma, la nuova serie diretta dal Ludovico Bessegato di Skam Italia, dal 21 settembre su Prime Video. Intenzionato a mettersi alla prova, dopo aver presentato al nostro pubblico il rifacimento della produzione originale norvegese, il regista ci tiene a sottolineare come la sua Prisma non sia “una serie teen”, ma universale, “neorealista” quasi.

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E per farlo si affida a un cast giovane e talentoso, come il suo protagonista principale, Mattia Carrano, un totale esordiente chiamato – “dopo una video presentazione e otto nove provini… C’è voluto molto prima che mi prendessero”, dice – a interpretare il doppio ruolo dei gemelli Andrea e Marco. “E’ stato molto emozionante – dice il diretto interessato. – La sfida maggiore è stata fare le scene con i due gemelli in contemporanea. Giravamo tutto con Andrea poi mi andavo a cambiare, e nel tragitto dal camper al set dovevo diventare Marco”. Un gran lavoro, che ha dato i suoi frutti, come ha potuto toccare con mano quando “a fine riprese, un esterno dal set mi ha detto che però Mattia era più bravo”.

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“Con Cross Productions, Alice Urciuolo e Ludovico siamo andati in prima persona a cercare storie di giovani che raccontassero la diversità in un modo che gli adulti ancora non capiscono bene, – dice Nicole Morganti di Amazon Prime Video. – Qualcosa che è ormai è normalità: come l’identità di genere sia davvero fluida e non abbia bisogno di categorizzazioni. Quel che serve semmai è la capacità di accettarsi e fare un percorso di ricerca di sé stessi”.

Sulla stessa linea, coerentemente, il regista, che con grande onestà ammette il desiderio di provare qualcosa a sé stesso, dopo “i complimenti perché stavo copiando bene” (Skam, ovviamente). “C’era il desiderio di misurarsi con qualcosa di più nostro”, di scoprirsi “in grado di creare un universo, dei personaggi, uno stile nuovo”. E l’occasione è arrivata proprio dalla sua co-sceneggiatrice, che gli ha presentato la storia di Giovanna Cristina Vivinetto, poetessa trans di Siracusa, autrice di un libro – Dolore minimo, ed. Interlinea, 2018 – presente nella serie, al pari della stessa autrice.

“Con Giovanna frequentavamo l’Università insieme – ha spiegato la Urciuolo. – Nel suo libro c’è il racconto del suo indagare l’identità di genere e la sessualità, una voce unica che parlava di temi che uscivano fuori dal racconto mainstream che si faceva allora di questi temi”. “C’è molto di lei nel personaggio di Mattia e nella sua esperienza – continua. – Anche Giovanna ha un gemello, cosa che permetteva di esplorare il tema del doppio, ma anche cosa significasse per Andrea avere sempre davanti a sé se stesso”.

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Un gioco evidente sin dal titolo, che spiega il regista: “Siamo abituati a pensare al Prisma come a un cristallo bianco, tipo Swarovski. E rappresentava quel che volevamo raccontare: che guardando qualcosa di monocolore e identificabile da una diversa prospettiva, scopriamo che quel bianco è la fusione di una infinità di sfumature, più di quelle che compongono l’arcobaleno”.

“L’idea è venuta dal vedere come i giovani fossero più avanti nell’osservarsi – aggiunge ancora Bessegato. – In questo Paese abbiamo un problema, sul piano dei diritti e oltre, ma basta guardare i sondaggi, in compenso abbiamo visto che esiste una parte importante di ragazzi che sono all’avanguardia, anche rispetto le generazioni precedenti. Come la pensiamo noi e che tipo di mondo vorremmo, spero sia chiaro. Ma non voglio vedere strumentalizzata una serie come Prisma. Vorremmo fosse una serie universale, non una serie manifesto, ideologica. L’ambizione era di fare un romanzo di formazione, scritto in questi anni e in cui i ragazzi parlano delle cose che sono nelle loro teste e nelle loro priorità”.

Prisma cast