Quel buon vecchio Samaritan di Sly

Sylvester Stallone è un supereroe in pensione nel nuovo film di Julius Avery. E lo spirito combattivo ancora non si è sopito nel vecchio Rocky

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Quando agli Oscar del 1977 aprirono la busta della statuetta per il Miglior film e sul cartoncino c’era scritto Rocky fu una sorpresa per tutti. Questo piccolo film sulla boxe scritto e interpretato da un attore che fino a quel momento aveva fatto poco e niente aveva battuto Taxi Driver, Tutti gli uomini del presidente, Questa terra è la mia terra e Quinto potere. Da quel momento l’ascesa di Sylvester Stallone è stata inarrestabile, forte delle due candidature personali (attore e sceneggiatura) e di una caparbietà fuori dal comune.

Di lì a poco avrebbe esordito alla regia in un film che avrebbe meritato maggiori fortune, Taverna Paradiso, una storia familiare da lui anche scritta e interpretata, e Norman Jewison lo volle protagonista di F.I.S.T., biografia di Jimmy Hoffa camuffata. Entrambi furono dei fiaschi e lui demolito dalla critica. Ma dato che Sly è sempre stato un combattente e un uomo molto intelligente, ha costruito il mito di se stesso, prima con Rocky e i suoi tanti sequel, poi con Rambo e altri personaggi e ruoli che ne hanno fatto la star d’azione per eccellenza degli anni Ottanta, perfetta rappresentazione dell’era reaganiana, uomo forte, di poche parole e dai solidi valori. E campione al box office per un decennio buono. Il tempo però passa per tutti, e anche le mode, ma nonostante un periodo in cui la sua stella si era appannata, perché il mondo non voleva più il prototipo d’eroe che proponeva, Stallone ha saputo reinventarsi. Merito del suo alter ego Rocky Balboa, che con il film omonimo del 2006 lo riporta sulla cresta dell’onda. Sarà poi lui a cogliere l’occasione, riportando in vita Rambo e creandosi un nuovo franchise, The Expendables, arrivato al quarto episodio che uscirà nei prossimi mesi.

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«Non mollo mai», ama dire Sly, ma come il suo Rocky, che dopo Creed II ha definitivamente gettato la spugna, anche per lui si sta avvicinando la pensione. Per questo il ruolo che in Samaritan gli ha cucito addosso Julius Avery, già regista dell’horror Overlord, oltre che del prossimo film su Padre Amorth interpretato da Russell Crowe, è perfetto per accompagnare Stallone sul suo glorioso viale del tramonto. Joe Smith è un netturbino, ma una volta era il supereroe Samaritan, sparito dopo un’epico scontro con un supercattivo. Ritiratosi senza mai svelare la sua identità segreta, Joe un giorno fa un errore necessario: difende un ragazzino da dei bulli che lo stanno aggredendo. Il giovane capisce di avere davanti la leggenda sparita e inizia a seguirlo per confermare la sua ipotesi. Intanto in città è arrivato qualcuno molto cattivo e c’è bisogno di nuovo di un difensore.

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Veicolo perfetto, con Pilou Asbæk nei panni del villain (Euron Greyjoy in Game of Thrones), e che abbraccia un target ampio, dai giovanissimi a chi Sly lo ha accompagnato per tutta la vita. Il film è su Prime Video dal 26 agosto, nel frattempo l’attore non è rimasto con le mani in mano. Anzi, si è scatenato contro Irwin Winkler, produttore di Rocky e detentore dei diritti del franchise. Alcune settimane fa Stallone in un post su Instagram aveva condiviso la sua «frustrazione» per il fatto di non poter lasciare l’eredità della sua creazione ai figli, e a chiesto a Winkler, oggi 92 anni e proprietario anche del franchise di Creed: «Riconoscimi quanto mi spetta». Winkler afferma che Stallone ha ricevuto decine di milioni di dollari per ogni film, Creed compreso, di cui compare come produttore anche del terzo episodio. Ma l’ira di Sly è esplosa alla notizia che sarebbe nato un nuovo spin-off, Drago, naturalmente con al centro Ivan Drago, il pugile russo sconfitto in Rocky IV e interpretato da Dolph Lundgren.

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Gli strali erano stati lanciati via social anche al suo vecchio amico, salvo poi ritirarli quando lo stesso Lundgren ha risposto che era convinto che Stallone fosse coinvolto nel progetto. Chi ne è uscito con le ossa rotte è stato ancora Winkler. I post sono spariti dal profilo Instagram di Sly, dietro le quinte sta succedendo qualcosa, ma qualunque sia il ring, se porti Rocky all’ultima ripresa sappiamo già quale sarà il braccio alzato al cielo.