Quincy Jones, leggenda della musica, è morto a 91 anni

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Si è spento a 91 anni, dopo una vita di successi, Quincy Jones. Anzi, sarebbe meglio dire dopo molte vite, perché la carriera di questo monumento della musica è stata caratterizzata da continue trasformazioni, sempre seguendo le sette note, scoprendo nuovi talenti, collaborando con i più grandi artisti, Michael Jackson su tutti. Ma Quincy Jones è stato anche un appassionato sostenitore dei diritti civili per la comunità nera, un filantropo, un uomo che lascerà un vuoto difficilmente colmabile nella comunità artistica e nella cultura afroamericana.

Nato a Chicago il 14 marzo del 1933

Quincy Jones inizia la sua carriera nel jazz all’inizio degli anni Cinquanta, andando in tournée con Lionel Hampton come polistrumentista e arrangiatore. Già da giovanissimo era chiaro sarebbe stata quella la sua strada naturale. Nonostante fosse un ottimo musicista, la fascinazione per la produzione era ciò che lo avrebbe poi reso grande. Non a caso lavorò in quegli anni sugli arrangiamenti di tutti i maggiori artisti della scena jazz, da Sarah Vaughan a Duke Ellington, Gene Krupa e molti altri.

Dopo avere girato l’Europa, facendo di Parigi la sua base, lavorando con l’orchestra di Dizzie Gillespie, verso la fine dei ‘50s torna negli Stati Uniti, dove diventa vice-presidente della Mercury Records, una delle più importanti etichette musicali dell’epoca.

Gli anni Sessanta lo vedono collaborare assiduamente con il cinema

Inizia con Sidney Lumet, per cui compone la colonna sonora de L’uomo del banco di pegni, e avrebbe poi continuato lavorando a successi dei generi più disparati, dalla commedia Cammina…non correre, con Cary Grant e Jim Hutton, al classico dell’heist movie The Italian Job, fino a raggiungere, nel 1968, la soglia dell’Academy con ben due nomination nello stesso anno, per il magnifico A sangue freddo di Richard Brooks, tratto dal romanzo omonimo di Truman Capote, e per Il club degli intrighi.

I due picchi della carriera cinematografica di Jones arriveranno negli anni Ottanta, con la partitura di The Wiz, rilettura de Il mago di Oz in chiave musical con Diana Ross e Michael Jackson, e con la colonna sonora de Il colore viola di Steven Spielberg, film di cui fu anche co-produttore.

E a proposito di Michael Jackson, fu Jones a esaltare il talento del re del pop, producendo i suoi tre album più belli, da Off the Wall a Bad passando per Thriller. Ma le collaborazioni di Jones nel corso di 70 anni di carriera comprendono anche Frank Sinatra, Sammy Davis Jr., Ray Charles, Tony Bennett, Aretha Franklin.

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Amico personale di Martin Luther King, Jones ha abbracciato negli anni diverse cause umanitarie, su tutte è stato tra i promotori del progetto USA for Africa, versione a stelle e strisce del Band Aid di Bob Geldof, producendo la hit We are the World, in cui raccolse praticamente tutto il rock e il pop americano degli anni Ottanta, e partecipando poi alla realizzazione del concerto americano del Live Aid.

Ha sostenuto Barack Obama nelle sue due corse presidenziali, la lista di premi, candidature e onorificenza ricevute è praticamente infinita.

Con Quincy Jones non se ne va solo un colosso della musica

Ma una personalità di primo piano della cultura e della società contemporanea, un uomo che con il suo talento ha influenzato generazioni contribuendo alla creazione di mode, tendenze, generi, senza mai smettere di lottare per i diritti della comunità afro-americana e non solo.