Rodrigo Sorogoyen racconta gli scontri e la genesi di As Bestas

Arriva in sala un film molto premiato, duro e che parla a tutti noi

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As Bestas di Rodrigo Sorogoyen

Dal Madre di Venezia 2019 ci ha offerto l’episodio El Doble delle Historias para no dormir e la serie choc di Disney+ Antidisturbios: Unità Antisommossa, ma Rodrigo Sorogoyen non aveva mai smesso di pensare a un progetto che inseguiva dal 2015. Quello di As Bestas, film che arriva nelle nostre sale dopo esser stato in concorso al Festival di Cannes, nella sezione Best of 2022 della Festa del Cinema di Roma e aver vinto il César 2023 per il Miglior Film Internazionale. Un titolo duro, soprattutto considerato il riferimento all’Altro, visto nella sua – supposta – pericolosità, del quale lo stesso regista spagnolo ci racconta la genesi e alcune caratteristiche e che Movies Inspired, in collaborazione con Lucky Red, distribuisce al cinema dal 13 aprile.

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Tutto nasce da una storia vera che risale al 2015, perché avete aspettato tanto?
Abbiamo scritto il film dopo il Che Dio ci perdoni (disponibile su Amazon, ndr), e ce ne siamo innamorati. Pensavamo fosse un film con un potenziale incredibile, ma in quel momento non sentivo di essere pronto come cineasta, pensavo che il film che avrei potuto fare non sarebbe stata all’altezza del film che avrei voluto realizzare. Così è venuto Il regno (2018), e nel momento giusto, in cui nel Paese si parlava molto di corruzione, poi Madre (2019), che aveva senso perché seguiva la nomination agli Oscar del corto, poi mentre Isabel Peña insisteva è uscito Antidisturbios e finalmente è arrivato il momento. Anche lei è d’accordo che sia stato meglio averlo fatto ora, sia per la mia maturazione sia per le maggiori possibilità produttive che abbiamo avuto, per poter fare un film migliore, sia perché la sceneggiatura è andata migliorando sempre di più.

As Bestas, Rodrigo Sorogoyen

Anni nei quali proprio la sceneggiatura è cambiata molto…
Non volevamo raccontare una storia reale, ma soprattutto abbiamo cambiato diversi elementi per rendere la storia più cinematografica e per tutelare i soggetti coinvolti. Mi dà fastidio tutto il genere True Crime, una moda che ha del pornografico, e per pudore non intendevo raccontare la tragedia di questi esseri umani. La loro nazionalità, i nomi, il luogo sono cambiati, persino la causa scatenante di tutto, che non era particolarmente potente.

Ossia?
Si trattava di uno scontro su una proprietà, che abbiamo trasformato scegliendo di parlare della questione delle pale eoliche, una discussione davvero in atto in tutta la Spagna. Quel che sta succedendo ha qualcosa di selvaggio, questi giganti alterano l’ecosistema, in alcuni casi è necessario, in altri no, ma il risultato è un eccessivo sfruttamento che spinge molti paesi a rifiutarle, anche per l’inquinamento visivo e acustico che determinano. Per esempio, paesi come quello che raccontiamo, dove ci sono i cavalli che scappano per il rumore.

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Tra tanti momenti “indimenticabili”, le riprese non sono state facili, anche per l’attesa dei tempi della natura per la creazione dell’orto dei due protagonisti…
E’ stato un valore. Devo ringraziare ancora la mia produzione, che me lo ha permesso, e tutti i tecnici che lo hanno realizzato. Con la natura non si sa mai, siamo stati molto bravi, e fortunati. Anche con il clima. Abbiamo piantato tra maggio e giugno perché fosse pronto a settembre, per le riprese. In più abbiamo deciso di fermarci per quattro settimane tra ottobre e novembre, per aspettare il freddo che ci serviva. Ed è sempre complicato, e costoso.

Si parla di ecologismo, ma anche di lotta di classe?
Perché una persona possa dedicarsi ad altro, la prima cosa è che possa vivere in maniera degna. Non puoi aiutare il prossimo, o fare progetti, seguire dei sogni, se non hai una vita decente. Puoi non avere soldi ed essere una persona molto colta, ma il capitalismo selvaggio ti condanna al contrario. A un certo punto, se non hai soldi, non hai cultura. Per fortuna non è sempre così, e si lotta perché non sia così.

As Bestas, Rodrigo Sorogoyen