Rottincuore – Il Discofilm, la musica diventa cinema. E racconta il peccato

In sala l’innovativo docufilm della cantautrice Romina Falconi, dodici storie di dolore, solitudine, drammi familiari, tradimenti interpretate da attori e performer: “Non bisogna risparmiarsi”.

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Rottincuore, Romina Falconi (ph. Ilario Botti)
Rottincuore, Romina Falconi (ph. Ilario Botti)

In tempi di rincorsa sfrenata ai comportamenti più edificanti e di ricerca della perfezione, arriva dal mondo della musica, sotto forma di film, un autentico capovolgimento di prospettiva: RottincuoreIl Discofilm, scritto dalla cantautrice Romina Falconi con Freak&Chic e diretto da Nicolò Savinelli, regala infatti un elogio del peccato. Il mediometraggio, nelle sale dal 6 maggio, e che è atteso in giugno in proiezioni in varie parti del Nord Italia, mescola teatro, musica e poesia in una sorta di seduta di gruppo intensa, cruda e poetica. E’ tratto dall’omonimo concept album dell’artista (terzo disco dopo Biondologia e Certi sogni si fanno attraverso un filo d’oro), in cui si mescolano ombre, dolori e psicologie umane. Il meccanismo è quello di una terapia di gruppo che può nascere ovunque (a casa, al bar, per strada, al lavoro, al telefono) nella quale, senza volerlo, si trova coinvolta come spettatrice. Dolore, solitudine, drammi familiari, tradimenti e stati mentali patologici si alternano in dodici storie, interpretate da attori e performer, fino all’ultima, quella di Mimmi, in parte autobiografica dell’autrice, che trascorre la vita a “infilare con forza la felicità nelle crepe”.

Un inno alla felicità, nonostante i drammi e le contraddizioni dell’esistenza, e un invito a sorridere perché “quando si ride dice Romina, romana di Tor Pignattara – il terrore si sgonfia come un palloncino”.

Soprattutto, in RottincuoreIl Discofilm viene sdoganato il peccato. Peccare diviene un atto quasi necessario per non risparmiarsi e non snaturarsi. Una risposta ribelle agli sgambetti della vita. Un messaggio sicuramente coraggioso e controcorrente, ma che nella sua cruda autenticità e originalità finisce col trasmettere bellezza. Abbiamo intervistato l’autrice.

Rottincuore

Perché hai scelto la forma cinematografica per lanciare il tuo album Rottincuore?
L’idea è nata come un gioco. Nel mondo della discografia sono considerata una mina vagante. E sono una contraddizione vivente: nella vita sembro uscita da un film di Pasolini ma poi mi presento sul palco in paillettes. In generale mi piace il contrasto, ne ho fatto una mia bandiera. Ma con la diversità devi prendere le misure. Per dirla alla Dostoevskij, “io sono solo e loro sono tutti”. Anche il mio produttore musicale, Nicolò Savinelli, ha più una cultura cinematografica che musicale, pur avendo fatto musica per tutta vita. E quindi ci siamo detti, poiché è un concept album che parla di ombre e di peccatori, perché non li facciamo parlare anche all’interno di un film? Volevamo fare una cosa che fosse cucita su misura, anche visionaria per certi aspetti. Da qui l’idea del discofilm, (parola che ci siamo inventati proprio per far capire che era un prodotto diverso da quelli già visti). L’idea è stata mettere in scena un gioco dell’empatia. Lo spettatore doveva all’inizio sentirsi moralmente superiore rispetto ai personaggi, per poi finire col riconoscersi. 

Nel progetto si mescolano tante forme di arte, dalla musica, al teatro, al cinema, alla poesia. Mettendo da parte la musica, che da sempre è “casa” per te, quali emozioni ti ha dato la macchina da presa?
Guarda me ne ha date così tante che sto seriamente pensando di seguire un corso di sceneggiatura. Il mondo della cinematografia mi piace da matti. La musica non lascerò mai, ma oggi è maltrattata. Sono felice perché mi sono cucita addosso una cosa e comunque vada è stato bello non omologarmi. E all’inizio c’è voluto un po’ di coraggio. Poi però ti dici, ok mi butto, al massimo non piaccio, ma almeno sono io. Non ho cercato di emulare qualcos’altro.

Nel discofilm ci sono dodici personaggi, tutti peccatori, ognuno con la sua storia e il suo dramma. Il testamento che vuoi lasciare però è uno solo. Quale?
Il testamento è nella canzone “Rottincure Lacrimosa”, che già dal titolo si fa riconoscere. Devi sapere che ho un debole per i vecchietti, mi appassionano! Loro guardano i cantieri, io guardo loro. E capita anche che ci faccia amicizia. Se ci parli, (anche di cose scabrosette perché noi a volte dimentichiamo che anche loro sono stati appassionati, spudorati, belli con i loro desideri sessuali) e chiedi quale sia stata la loro più grande passione, se chiudi gli occhi, e ascolti le risposte, non ti sembrano più vecchi. Cioè sono rimasti cristallizzati lì. Dunque il testamento dice quello che mi hanno sempre detto i vecchietti amici miei. Non “devi lavorare di più, fare più soldi, eccetera”. Ma, sempre, “devi vivere la vita che è giusta per te, non per gli altri. Perché non hai idea di quanto sia brutto svegliarsi un giorno e improvvisamente vedersi vecchio, coi reumatismi e i dolori”. Insomma: bisogna essere fedeli a sé stessi. Sempre.

La pellicola si chiude con una frase d’impatto: “E se peccare è l’unica cosa che ci è venuta bene, cristo, allora dovevamo peccare di più.” Qual è il messaggio racchiuso in questa frase?
L’ultimo personaggio del discofilm, Mimmi, che parla della sindrome da dissociazione, in parte è autobiografico. Ma la dissociazione ti salva. Mi entusiasmo e gioisco per cose banali, ma ho ancora paura del mio buco nero. Cioè se io adesso dovessi piangere per ciò che ho vissuto, allagherei una stanza. Ecco perché cercherò sempre di sorridere, a costo di sembrare scema, perché la vita è troppo breve. Vedo un sacco di persone, anche sui social, che ci tengono a star dalla parte del giusto. Per carità anche io non voglio star dalla parte dello “sbagliato”. Ma il vero problema è che ti risparmi. Non bisogna risparmiarsi. Mettiamo il caso che domani io muoia e mi ritrovi davanti san Pietro (lo immagino tipo drag queen, tutto scintillante). Lui mi direbbe, “signorina qui abbiamo peccato”.  Lo sai che gli risponderei? “Ma come? Mi avete scambiato per Super Mario, mi avete sopravvalutato, mi avete catapultato in un mare di dolori! Dovevo fa’ pure peggio, ho peccato troppo poco!” Mi rendo conto che è un messaggio un po’ forte, ma prima con l’album e poi con il docufilm ho fatto un manifesto dell’impenitenza, che è parte del testamento che ho voluto lasciare. Atteso che peccare ci viene bene, e poiché ognuno di noi le lezioni le impara facendo peccato, sbagliando appunto, (perché le lezioni più importati della vita son quelle che non volevamo), allora dobbiamo pecca’ peggio!”. 

di Annalisa Zurlo

 

Rottincuore, Romina Falconi

I prossimi appuntamenti con RottincuoreIl Discofilm sono il 25 maggio alle 21.00 al Cinema Azzurro di Ancona e il 20 giugno, sempre alle ore 21.00 al Sunspace di La Spezia.