San Patrignano, Piero Villaggio ricorda i tre anni trascorsi nella comunità: “Probabilmente sarei morto senza”

In occasione dell'uscita di "SanPa: Luci e Tenebre di San Patrignano" Piero Villaggio, figlio di Paolo, ha raccontato della sua esperienza nella comunità di recupero

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Dal 30 dicembre è disponibile su Netflix SanPa: luci e tenebre di San Patrignano, la prima docu-serie italiana della piattaforma. Attraverso 5 episodi, arricchiti da circa 180 ore di interviste con immagini tratte da oltre 50 archivi differenti e 25 testimonianze, la serie racconta la controversa storia della comunità di recupero di San Patrignano fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978, a Coriano, in provincia di Rimini (clicca qua per leggere la nostra recensione).

La serie è stata uno dei titoli più discussi degli ultimi giorni, tra consensi e dissensi. Tra i commenti c’è stato anche quello di Piero Villaggio, figlio del ben noto Paolo, che nella comunità ci ha trascorso 3 anni in terapia. In’un intervista rilasciata a Mowmag, Piero Villaggio ha parlato della sua esperienza personale nella comunità, spiegando come difficilmente una persona estranea a San Patrignano sarebbe in grado di capire fino in fondo cosa rappresentasse quel luogo in quegli anni:

È molto difficile far capire San Patrignano a uno che non ci è mai stato, bisogna essere bravi per riuscire a farlo. Per quanto riguarda la mia idea di San Patrignano… è un’idea che adesso non esiste più. Io ci sono entrato nell’84, per uscirne poi nel ’87: era molto diversa da com’è adesso. Negli anni seguenti, specialmente i primi, tornavo spesso a salutare e a far visita a Vincenzo Muccioli. Poi ci sono andato sempre meno, ma so che è cambiata moltissimo, in tante cose. Prima di tutto nell’aspetto diciamo logistico: ai miei tempi c’erano polvere d’estate e fango d’inverno; non c’erano strade, non c’era nulla. Ora è molto meno, passami il termine, “casalinga”. Allora, va detto, c’era Vincenzo, e di fatto si occupava di tutto lui, con i pro e contro che questa cosa si trascinava. Da questo punto di vista, non c’era tanto dialogo: se ti stava bene era quello, sennò niente. E io chiaramente ho accettato, altrimenti non sarei qua, probabilmente sarei morto.

Sulla figura di Vincenzo Muccioli, afferma Villaggio:

Di certo Muccioli era una persona particolare, con un grandissimo carisma, che a mio avviso – e sottolineo a mio avviso – aveva un comportamento alcune volte discutibile. Io sono stato accolto in un posto senza pagare mai una lira, neanche spese mediche… nulla. Ero stato in tante cliniche, in tanti posti senza mai riuscire a risolvere niente. Resta molto difficile riassumere i tratti di una figura simile… di certo parliamo di un uomo di grande personalità, che a mio vedere a volte aveva qualche lacuna, l’aspetto un po’ violento forse per me era eccessivo, perché uno schiaffone può andare bene, ma massacrare una persona di botte forse anche no. Ma si tratta di contesti molto particolari, difficili da spiegare e capire senza esserci dentro, senza analizzare i perché. Io con lui ne parlavo, e mi confermava che forse sì, non era bello, non era corretto, ma che con “noi tossici”, specialmente quando fuori di testa, o si fa in questo modo o niente. Lui incuteva timore, perché era tra l’altro una persona fisicamente enorme, con questo vocione.

Nel 1983 Vincenzo Muccioli venne condannato per violenze, maltrattamenti e sequestro di persona, ma nel 1987 la Corte d’Appello lo assolse, così come fece anche la Cassazione a marzo del 1990, mettendo fine alla vicenda giudiziaria. Al processo, celebre fu la testimonianza a suo favore da parte di Paolo Villaggio. Commenta così il figlio Piero:

Mio padre andò al processo com’era giusto che fosse, perché dopo quello stesso processo e diverse storie e vicissitudini ad esso legate fu molto rivalutata la sua figura. Addirittura, poi, come spesso succede, molti politici si affrettarono a salire sul carro del vincitore: si passò rapidamente da una persona che picchiava la gente e la metteva in catene a un santo… ecco… io credo che la verità stia sempre un po’ nel mezzo.