Sapore di Mare: le curiosità sul film con Jerry Calà e Christian De Sica

Il film andrà in onda questa sera su Rete 4

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Nel 1983 arrivava nelle sale italiane «Sapore di mare», pellicola di Carlo Vanzina ambientata nell’estate del 1964 a Forte dei Marmi. Il film, diventato un vero cult degli anni 80, fu un successo ai botteghini incassando 10 miliardi di lire ed ebbe un seguito: «Sapore di mare 2 – Un anno dopo».

Sapore di Mare, la trama

A Forte dei Marmi, nell’estate 1964, si intrecciano le storie di diverse famiglie e in particolar modo dei loro figli, provenienti da diverse città italiane. Su tutte spicca la famiglia milanese di Luca e Felicino, che ormai è una presenza fissa sulle spiagge toscane. Vi è poi il genovese Gianni, che nonostante sia fidanzato con Selvaggia viene messo in grande difficoltà quando conosce Adriana, un’amica dei suoi genitori. Da Napoli arrivano invece i fratelli Paolo e Marina, venuti a Forte dei Marmi per la prima volta assieme ai propri genitori. Il primogenito Paolo si innamora di Susan, la fidanzata di Felicino, mentre Marina è protagonista di una scanzonata storia d’amore con Luca. Altri membri della compagnia e comprimari delle tante avventure vissute dai ragazzi nel corso dell’estate sono Giorgia, migliore amica di Selvaggia, Maurizio, il fotografo Cecco e i marchesini Pucci, coppia di gemelli presa di mira da Luca che vi ironizza spesso sopra.

Sapore di Mare, le curiosità

Le riprese

Le riprese del film si svolsero parte in Versilia, a Forte dei Marmi negli stabilimenti balneari Marechiaro e Dalmazia vicino alla Capannina di Franceschi, e parte nel litorale laziale a Ostia e Fregene.

La riduzione del compenso di Jerry Calà 

In molte interviste Jerry Calà ha sempre dichiarato che quando vide per la prima volta la sceneggiatura ne rimase molto colpito e telefonò subito a Carlo Vanzina per parlarne, ma il regista gli rispose che sarebbe stato un film a basso costo e la produzione non sarebbe mai riuscita a coprire il costo del suo cachet che già era molto alto a quel tempo. Calà, affascinato dal copione, propose un deal innovativo: un compenso iniziale minimo (quasi nulla), con la clausola di una percentuale sugli incassi dopo 8 miliardi di lire.