Sharper, Julianne Moore e le armi al cinema: “poco attraenti”

Dopo oltre dieci anni l'attrice impugna una pistola nel nuovo film Apple

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julianne moore

A giorni rivedremo Julianne Moore sullo schermo, nello Sharper di Apple TV, ma soprattutto la rivedremo impugnare un’arma, dopo più di dieci anni. Un gesto non usuale per l’attrice, non a caso, vista una sua sostanziale idiosincrasia per pistole e affini, come lei stessa ha spiegato definendole “poco attraenti”.

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Intervistata dal Times, la Premio Oscar viene presentata proprio per il suo essere da tempo schierata a favore del controllo delle armi, mettendo in particolare evidenza la scelta di non accettare ruoli che la costringessero a usarne, almeno negli ultimi quindi anni, dal Next del 2007, nel quale interpretava l’agente FBI Ellie Ferris.

“Non è qualcosa da cui mi senta attratta. Non lo trovo gradevole”, ha detto la Moore, che nel 2015 era stata tra i promotori (con Steve Carell, Ellen DeGeneres, Jennifer Lawrence, Kim Kardashian, Yoko Ono, Reese Witherspoon e altri) di una campagna di sicurezza contro il permesso di portare armi di criminali e soggetti violenti o disturbati.

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Essendosi sentita “molto coinvolta nel movimento per la sicurezza delle armi” dopo il massacro di Sandy Hook, l’attrice ha aggiunto: “Mi sono resa conto che non avrei tenuto al sicuro i miei figli se non avessi fatto la mia parte per cambiare la legislazione. Ho pensato ‘Non sono il tipo di genitore che voglio essere’ e che se fosse successo loro qualcosa sarebbe stata colpa mia”.

Come ricorda l’Internet Movie Firearms Database, Julienne Moore ha impugnato negli anni diversi tipi di pistole e fucili, dalla Colt di Omicidi e incantesimi (1991) alla Ruger Mk I di Assassins, fino al rifle da cecchino LAR Grizzly Big-Bore di Il mondo perduto – Jurassic Park (1997) e l’ampia dotazione prevista dal ruolo di Clarice Starling in Hannibal (2001).

“È davvero importante quando parli di sicurezza delle armi, e le persone incolpano l’industria dello spettacolo, rendersi conto che il mondo intero consuma gli stessi prodotti degli Stati Uniti, ma negli Usa si ha un facile accesso alle armi – ha continuato riferendosi a quanto film e serie vengano considerati causa di certi scoppi di violenza mentre la legislazione nazionale sia così condizionata da certe lobby. – Non sono una grande fan dei film violenti, ma non do nemmeno la colpa della violenza armata all’intrattenimento”. “Come cittadino del mio paese, se c’è qualcosa cui tieni, senti di dover agire – ha concluso. – Tutto ciò che ho fatto politicamente ha riguardato il mio personale sentire. Il lavoro è il lavoro, ma come cittadino hai la responsabilità di partecipare a una comunità”.