Sylvester Stallone si confessa, tra rimpianti e la rinuncia ai cinecomic

L'attore e regista spiega la recente polemica su Rocky e si racconta

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Sylvester Stallone

“Pensavo di sapere tutto, e quando mi guardo indietro è qualcosa di profondamente mortificante” dice Sylvester Stallone a THR nella lunga intervista appena pubblicata, nella quale l’attore e regista torna sulla recente polemica scatenata su Instagram sui diritti di Rocky e racconta un po’ più di sé, dai rimpianti familiari alla rinuncia ai Cinecomic (non ai supereroi in generale). Anche per dei motivi diversi da quelli di Alejandro Gonzalez Iñárritu.

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Il regista messicano ha ammesso di non sentirsi adatto ai film Marvel perché – per usare le sue parole – “non la scelta giusta per fare un film come quelli“. “Non saprei farli. Non so come li facciano. Sotto ogni aspetto. Non li capisco. E li rispetto. Non saprei come approcciarli. Ci sono delle regole, uno schema al quale devi obbedire. Una ricetta per farli“, ha spiegato nell’intervista rilasciata a Total Film presente nell’ultimo numero della rivista.

Come detto, motivi diversi da quelli del popolare Sly, che invece ha spiegato di non aver mai sognato di interpretare nessun supereroe dei fumetti dopo esser stato avvicinato al Superman di Richard Donner:

“Non assomiglio a nessun personaggio dei fumetti. Come non avrei mai potuto interpretare Terminator. Nessuno creerebbe un robot con la bocca storta e la voce che suona come un becchino. Semplicemente non funziona… Penso che avrei potuto fare qualcosa tipo il Nick Fury di Sam Jackson, non il protagonista”.

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Eppure lo abbiamo visto nell’MCU come Starhawk, in Guardians of the Galaxy Vol. 2, e nel DCEU come King Shark, in The Suicide Squad, per non parlare del più recente – e interessante – Samaritan diretto da Julius Avery per Prime Video. O della possibilità non realizzata di opporsi alla Batgirl di Leslie Grace nel film cancellato nel quale avrebbe dovuto essere il principale Villain.

Alla sua età – dice – “non puoi permetterti il ​​lusso di sbagliare, specialmente con la famiglia e i bambini”. “Trovo che sia il mio più grande rimpianto. Tutti dicono ‘Vorrei aver dimostrato di più il mio amore’ o ‘Vorrei aver trascorso più tempo con i ragazzi’. E io sono quella barca, la guido. E’ uno dei motivi per cui volevo fare il reality show per il quale sono stato tanto criticato” aggiunge, riferendosi al progetto del family reality show progettato per Paramount+.

 

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Qui l’intervista completa a Sylvester Stallone su THR